ANNO 2006
[Sommario]
Con dolore e con amore
di Livio Ferrari
Tutto si può dire del 2005 fuorchè sia stato un anno senza novità, nel bene e nel male!
Le attività dell’Associazione si sono dispiegate ancora una volta in maniera cospicua sui diversi fronti che maggiormente l’hanno caratterizzata: l’attenzione alle persone detenute, l’incontro con l’immigrazione, la promozione della cultura della solidarietà, la ricerca e, infine, l’ascolto dei dolori e delle richieste di aiuto che pervengono dalla strada.
L’attenzione alle persone detenute è stata prodotta con una continua presenza nella Casa circondariale di Rovigo, con il prosieguo del progetto di formazione al lavoro per i carcerati e con un rapporto di consulenza e assistenza ai dimessi dal carcere e alle famiglie. Senza contare tutte le richieste di aiuto che pervengono da vari istituti penitenziari d’Italia, alle quali, attraverso una capillare attività di rete, si cerca di dare risposte in termini di accoglienza e di reinserimento.
L’incontro con l’immigrazione è sempre in aumento e suscettibile di ulteriore crescita, in quanto anche i nostri territori sono popolati da un numero sempre maggiore di persone provenienti dai Paesi poveri dell’Africa, dell’Est europeo e anche dell’Asia. Per tutte queste vite la sopravvivenza quotidiana è alquanto problematica, spesso sono assenti i requisiti minimi per i bisogni elementari quali il nutrimento e l’alloggio, senza parlare del lavoro e soprattutto del lavoro nero che sta ritornando “di moda” insieme ai mille sfruttamenti che vengono alimentati nei confronti di questi cittadini in affanno!
La promozione della cultura della solidarietà ha trovato cittadinanza nell’incontro con gli studenti delle scuole, nella formazione di chi si affaccia sul mondo del volontariato, e soprattutto attraverso lo “Sportello Giustizia” un servizio che da sei anni viene prodotto nei confronti delle associazioni di volontariato presenti nella regione Veneto, attraverso una convenzione con il Centro di Servizio per il Volontariato di Rovigo.
La ricerca, in questi ultimi due anni, si è
particolarmente incentrata sulla problematica della prostituzione e della
tratta. Rovigo e provincia sembravano quasi immuni da questi virus, ma il
nostro osservatorio ci diceva il contrario. Così, con la
caparbietà che ci contraddistingue, abbiamo prodotto prima una ricerca
“soft” sul comune capoluogo e poi una analisi più
circostanziata su tutta
Parallelamente alla ricerca è proseguito il servizio “sportello luna” rivolto alle donne straniere in difficoltà e a quelle che provengono proprio dal mondo della prostituzione.
Infine l’ascolto delle fatiche di uomini e donne che non ce la fanno più a mettere insieme i pezzi di vite di dolore, con nuovi e attuali problemi quali, per esempio, la dipendenza da videopoker con conseguenze di indebitamento economico assai disastrose, che minano congiuntamente la stabilità familiare.
Il 2005 lo ricorderemo anche perchè abbiamo perduto un compagno di strada prezioso e importante: Luigi Mutterle.
Per molti di noi, ma per me soprattutto, è stato un punto di riferimento nell’approccio a San Francesco. Un fratello e una guida nelle scelte “coraggiose” che la regola indica, un fautore e fondatore della nostra associazione insieme anche a padre Giorgio che l’aveva preceduto nel 2004. Quanti ricordi mi si affollano dentro pensando a Gigi. Le giornate di Assisi, le riunioni per la costruzione di Tau, i momenti della preghiera comunitaria, il suo sorriso, le battute, il suo impuntarsi sulle questioni che riteneva fondamentali, etc.
Da alcuni anni, periodicamente, avanzava l’ipotesi di abbandonare, in quanto avanti con l’età, il suo apporto in associazione al martedì mattina, giornata che ha mantenuto sempre con fedeltà sin dalla nascita del Centro. Ma la mia perentoria censura, ribadendogli che in quanto fondatore non avrebbe mai potuto arrivare a questo se non per motivi di forza maggiore, lo aveva sempre fatto desistere dal metterlo in pratica. Ricordo la gioia che ho provato, e condivisa con Fulvianna, quando qualche tempo dopo la morte della sua amata Maria, riprese la sua settimanale presenza al martedì mattina.
Diversi anni fa Simone, poi Giorgio, ora Gigi, compagni e fratelli che hanno lasciato questo mondo ma, ne sono profondamente convinto, ci stanno aiutando, nel modo che noi non sappiamo, per continuare a percorre con sempre maggiore coraggio le strade di frate Francesco.
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Per capirci... anche in una torre di Babele
di Anna Roccato
Nella società in cui viviamo, si affacciano sempre più popoli e culture diverse. Le città sono un continuo fluire, un continuo scorrere di genti che interagiscono e si relazionano tra loro. Consci dell’importanza che ha il poter comunicare, il capirsi correttamente perché una società possa ben funzionare, si è pensato di attivare un laboratorio linguistico presso le strutture del Centro Francescano di Ascolto. Il corso tenutosi nel periodo compreso tra aprile e luglio 2005, si proponeva di far conoscere la lingua italiana principalmente nei suoi aspetti pratici, di permettere alle persone che si trovano in un Paese straniero di affrontare le situazioni più frequenti come richiedere il permesso di soggiorno in questura, saper fare la spesa, pagare la bolletta, andare in farmacia, tutte quelle situazioni che per una persona che ha padronanza della lingua sono semplici a farsi. Il corso aveva la frequenza di una volta alla settimana per la durata di due ore, per l’insegnamento ci si è avvalsi di materiale cartaceo, di video e ovviamente del dialogo. Si è cercato di rivolgere l’attenzione alle richieste dei partecipanti al corso. Molto spesso sono persone che, arrivate in Italia e non conoscendo la lingua, cercano di spiegarsi parlandone un’altra, quale l’inglese, che ha un’impostazione totalmente diversa dall’italiano, così c’è la necessità di porre le lingue (non solo l’inglese )a confronto, di metterle su due binari paralleli mostrandone le diversità e le congruenze, le costruzioni particolari sempre nell’ottica dell’aspetto pratico che ha, in questo caso, la conoscenza di una lingua. Il laboratorio linguistico è un’attività in continua evoluzione, come fa pensare la parola laboratorio, dove escogitare modi e metodi di comunicazione efficaci e utili, dove unire le conoscenze di entrambe le parti ed intrecciarle, è un punto di partenza per far sì che chi giunge in un paese straniero sia come un sordomuto dentro una folla chiassosa, per far sì che le differenze linguistiche e non siano fonte di curiosità e ricchezza, diventino il punto di partenza per un buon vivere in comune. L’idea del laboratorio linguistico è nata nell’ambito di “Sportello Luna”, un servizio di ascolto, di aiuto e di sensibilizzazione sociale rivolto a tutte le donne in difficoltà. La ridotta durata dell’iniziativa è stata causata da una carenza di volontari, speriamo di poter ripetere l’esperienza e di migliorarla con chiunque voglia dedicare una parte del proprio tempo a questo progetto, e chiunque creda che alla base di una società interetnica c’è il dialogo e la capacità di comunicare.
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Insieme per migliorare
di Rossella Magosso
Un altro anno è passato
e ci ritroviamo per l’appuntamento assembleare a raccontarci il nostro
impegno e servizio di volontari. E’ stato un anno ricco di lavoro e di
emozioni e l’ingresso alla Casa circondariale di Rovigo è
diventato per me un appuntamento da non perdere. Stare
insieme e condividere con le ragazze recluse momenti di vita in comune mi rende più serena e gioiosa,
vedo la vita svolta all’esterno con occhi diversi e riesco a svolgere le mie attività, nella
routine di un quotidiano ormai scontato, con più amore per il prossimo.
La carica che sanno darmi le
ragazze è notevole. Mi accorgo che anche da ristretto uno può
dare molto a chi si avvicina, stima
e fiducia reciproca è alla base per avere scambi di opinioni e dialoghi in un rapportarsi
alla pari. Noto i disagi che ogni giorno cercano di
combattere con le loro forze ma che,
purtroppo, le difficoltà delle istituzioni, la sordità e
l’indifferenza di tante persone incattivisce e inasprisce il loro cuore
seppur nella consapevolezza di essere
in posizione di inferiorità. Ma nonostante questo in loro la
voglia di riscatto, la voglia di farsi conoscere, in una veste che non sempre
riescono a farla vedere per carenze dell’istituto, è grande. Dignità,
rispetto ascolto per la persona, questo è ciò che costantemente
chiedono ma troppo spesso il
silenzio è la risposta.
Voce e ancora voce, dare suono
a tutto ciò che possiamo e
con qualsiasi mezzo, per illuminare la mente e il cuore delle persone che hanno
potere.
Essere volontari: molto uso si fa di questa parola ma troppo spesso senza concretizzarla. E’ difficile essere volontari, perché esserlo significa : gratuità – umanità- amore per il prossimo. Il tutto non sempre è capito e ciò rende difficile avvicinarsi a questo mondo. Allungare la mano alla persona bisognosa, diversa, disagiata è un atto che la nostra società è ancora molto restia e lontana a fare, la visione è assai offuscata. In noi c’è la consapevolezza di continuare con fervore il nostro impegno, mettendo a disposizione tutto ciò che conosciamo per far sì che altre persone si avvicinino a una realtà di questa attuale civiltà bisognosa di aiuto. Essere parte viva di questa società comporta responsabilità, ognuno di noi deve fare la sua parte senza se e senza e solo così potremmo avere un futuro migliore fatto di persone degne di chiamarsi tali.
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Cartolina dal carcere
di Marta Muraro
Poeti santi e navigatori…e anche volontari
stando alle ricerche e alle statistiche che con regolarità costante
escono. Una gran quantità di gente che fuori dalla porta di casa entra a
contatto con il mondo secondo la propria specifica sensibilità, non solo
mettendosi in relazione con altri ma dandosi obiettivi sempre nuovi e capace
più di altre realtà di capire quelli che sono i problemi e i
bisogni…meglio e più brava ad ascoltarli. Però, talvolta,
tutta sta brava gente non la si trova, e ci si chiede ma dove è finita?!
Questo forse deve essere stato il pensiero di un certo
signore o forse la sua fantasia, che lo hanno portato a pensare ed è
nata una iniziativa per le festività natalizie che tutti noi volontari
del carcere abbiamo accolto con consapevole incoscienza, altro non è che
una cartolina scritta dalle donne e dagli uomini ospiti nella Casa
Circondariale di Rovigo da noi riveduta e corretta, ben confezionata con tanto
di francobollo e foto, nella quale si richiama l’attenzione degli
abitanti della città. Con ancora addosso il fresco odore della stampa i
volontari del coordinamento sono andati per ogni dove e hanno distribuito in
lungo e in largo queste cartoline, chiedendosi se tra un regalo e l’altro
e tutti i buoi propositi che si sprecano all’inizio dell’anno non
ci fosse anche quello di interessarsi di chi è a poca distanza dalla
loro casa, dentro il carcere.
La lettera dice cosi:
Siamo le donne e gli uomini detenuti nella Casa
Circondariale della città e scriviamo a voi, persone libere, confidando
nella sensibilità e attenzione nei nostri riguardi, in quanto, anche se
il carcere di Rovigo si trova nel centro del capoluogo, noi ci sentiamo una
realtà estranea!
L’esilio del carcere, in effetti, rende il tempo
di detenzione una
ulteriore afflizione, aumentando l’emarginazione
dal territorio e l’allontanamento dalle famiglie e dagli affetti,
anziché essere un’occasione di recupero e reinserimento sociale.
Chi è recluso è lo stesso parte della
società e ha, per questo, la necessità di mantenere il contatto
con chi sta fuori!
Abbiamo, perciò, un forte desiderio di poter
incontrare quanti fra di voi sono disponibili ad intraprendere un dialogo con
noi.
Da parte nostra lasciamo aperto ogni spiraglio per
condividere proposte, idee e soprattutto un confronto umano attraverso il quale
arricchirci reciprocamente, noi detenuti e voi cittadini.
Cogliamo l’occasione per augurare a tutti un
sereno Natale.
Bellina proprio eh?
Giusto perché il ferro bisogna batterlo
finché è caldo, oppure vista da un’altra angolazione dato
che stiamo cercando di rompere con una certa indifferenza … abbiamo
deciso di uscire con un’altra nuova iniziativa e cioè un corso per
volontari, nuovi, si spera, volenterosi e che non fuggano dopo che il corso
sarà terminato. Un percorso lungo dieci lezioni, sempre di
giovedì a partire dal 16 febbraio, attraverso il quale affrontare le
principali nozioni che un qualsiasi soggetto desideroso di conoscere questo
mondo deve sapere per non fare disastri e limitarsi agli umani errori,
perché si sa, è inevitabile, la teoria bella fin che si vuole ma
poi all’impatto con la pratica effettiva la si dimentica in un batter
d’ali. Non sono ancora in grado di raccontare i risultati di queste due
iniziative, al momento è ancora troppo presto, però voi da
“bravi” cristiani incrociate le dita, ok!?
I volontari che attualmente compongono il
coordinamento sono certo pochi, però un piccolo vantaggio
c’è ed è la conoscenza e l’affiatamento che
può nascere dal lavorare costantemente insieme l’uno con
l’altro che con i grandi numeri può perdersi. Ah, un’altra
bella novità, dopo tanti anni finalmente lo “Sportello
giustizia”, quel servizio gestito dalla nostra Associazione da sei anni e
rivolto a tutte le associazioni che si adoperano nell’ambito della
giustizia all’interno della nostra Regione, finalmente può contare
su ogni referente per provincia, piccola grande vittoria e che non sia di buon
auspicio per tutte le iniziative che si andranno a fare e per quelle che ancora
non abbiamo pensato ma solo immaginato.
E poi non potremmo che essere baciati dalla buona
sorte visto che un nostro caro amico ha fatto il primo dei tre passi importanti
per coronare il sogno della sua vita, magari ci mette una buona parolina con
tutti i suoi agganci lassù. A parte gli scherzi, siamo molto felici per
lui.
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Lo sportello “Luna”, l’immersione
in un presente che non è già più
di Alessandro Sovera
Predisporre un intervento in campo sociale, per quanto scrupolosamente si cerchi di farlo, significa anzitutto prepararsi a rivederne organizzazione e pratiche esecutive quasi quotidianamente. Per quanto ci si sforzi, la mappa genetica di un progetto in alcun modo potrà ritenersi esaustiva ed onnisciente nei confronti della realtà. Riferirsi a quest’ultima, infatti, non implica mai, se non nelle necessarie quanto ingenue semplificazioni della nostra mente, un confronto con il presente: il concetto stesso di realtà, nel momento in cui lo si chiama in causa, non appartiene più al contemporaneo, relegandosi al passato o proiettandosi nel futuro.
Sembrerebbero, queste, elucubrazioni mentali, peraltro piuttosto ovvie, che con l’attività di un’associazione di volontariato c’azzeccano gran poco. Eppure credo che il successo di tale attività risieda, almeno in buona parte, a partire da considerazioni di questo tipo, esplicite o implicite che siano. Il riconoscimento della dimensione perpetua del “divenire”, nel guardare il mondo, consente di collocare le risposte che si vuole erogare sullo stesso piano.
L’inadeguatezza, sempre più evidente, di quel welfare statale chiamato nel secolo scorso a ripianare gli squilibri intrinseci di un sistema capitalistico, non risiede solo nella povertà dei conti pubblici, ma anche, e forse di più, nella cristallizzazione degli interventi e nella burocratizzazione sterile della macchina statale, tradotta spesso in una lentezza esasperante delle risposte. Il terzo settore e il volontariato sono chiamati, quindi, ad un ruolo di primo piano. E per adempiere a questa chiamata non si può che guardare al divenire continuo del reale, ascoltando la sua voce e gettandosi in avanti, con coraggio.
Lo “Sportello Luna” del Centro Francescano di Ascolto, da due anni a questa parte, ha cercato di evolversi in questa direzione, dando ascolto a coloro che, nel territorio polesano, non esistono. Non esistono, o quasi, per le istituzioni e per l’opinione pubblica, incapaci di vedere se non attraverso scandali o problemi di ordine pubblico di grande portata.
Il divenire della nostra società è multicolore e multilingua: un patrimonio immenso a cui attingere per rinnovarsi. Un patrimonio, tuttavia, carico di percorsi di vita pesanti da sopportare, di conflitti, di vuoto, per persone che abbandonano con sofferenza la sofferenza delle proprie origini per ritrovarsi immersi in un nulla alienante, le cui vie d’uscita sembrano inesistenti.
La nostra attività vuole tendere una mano a queste persone, aiutarle ad interpretarsi quali portatrici di ricchezza e non di conflitto, tendendo al contempo l’altra a noi stessi, alla nostra dorata società, per sottolineare la necessità di uno sforzo biunivoco verso l’integrazione. Se la realtà cui guardare può essere solo quella di domani, l’apertura di spazi di dialogo, di aiuto e di processi inclusivi ci appare l’unica realtà che possiamo voler immaginare.
Ci pensino anche coloro che non credono al potenziale di ricchezza sociale dell’evoluzione integrativa: quale altra strada? La chiusura? Peccato che milioni di persone si trovino già qui, e siano in costante aumento.
Oggi la chiusura, l’autarchia, possono significare soltanto guerra, odio, negazione dei diritti umani fondamentali per chi, spesso, è in cerca di un loro primo riconoscimento…
Non è questo che possiamo voler immaginare, noi che del progresso democratico e sociale abbiamo fatto un vanto. Non possiamo immaginarlo noi piccole persone, estranee a quelle centrali del grande potere sempre pronte a nascondere dietro un ideale di giustizia (quale?) la natura meschina, animalesca e “territorialmente prevaricatrice” dell’uomo.
Eppure proprio noi, piccole persone, estranee al potere costituito, siamo chiamate al compito più difficile, immersi in una quotidianità dell’oggi e del domani che contribuiamo a plasmare e cambiare. Persino i grandi centri del potere sono destinati a piegarsi di fronte al potenziale che la nostra quotidianità è capace di schierare.
E allora la realtà, quella realtà che significa futuro, si imponga ai nostri sforzi, nell’unica accezione in cui vogliamo e possiamo pensarla. Se non altro, non potremo considerarci non avvertiti.
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A proposito di “Lucy”...
di Irene Rigobello
Il traffico di persone a scopo di sfruttamento sessuale è diventato, nel corso dell’ultimo decennio, una delle principali attività criminali che interessa centinaia di migliaia di uomini e donne che, a vario titolo, sono coinvolti in un lucroso e crudele business i cui guadagni si affiancano a quelli del traffico di armi e di sostanze stupefacenti. Vittime principali di questo mercato globale del sesso a pagamento sono soprattutto donne e minori provenienti da Paesi caratterizzati da situazioni socio-economiche precarie e instabili.
La tratta non è un fenomeno di recente espressione, esiste da secoli, nuove però sono le sue dimensioni e le sue forme di estrinsecazione e diffusione, che disegnano rotte che rimarcano le forti disuguaglianze economiche e sociali esistenti tra i Paesi ricchi e quelli poveri. E’ una realtà internazionale alimentata dalla crescente femminilizzazione della povertà e dalle diffuse violazioni dei diritti sociali ed economici delle fasce deboli della società; e né l’Italia né il nostro Polesine sfuggono a questa situazione.
La soglia di povertà, attualmente, nel nostro territorio, tocca molte donne che vivono in estrema difficoltà per vari ordini di motivi: in primo luogo, la perdita del posto di lavoro, che, nonostante le tutele, avviene ancora troppo spesso per le donne che aspettano un bambino, e che rischia di trasformarsi in una situazione cronica di disoccupazione, e ancora la crisi della famiglia, e la violenza domestica. Tutto ciò contribuisce a rendere sempre più complesso l’universo femminile che si sviluppa in un vero e proprio labirinto dove non è facile trovare la via d’uscita.
La ricerca che abbiamo condotto è stata più che altro una sfida, o meglio “un’iniziativa coraggiosa” che rispecchia lo spirito vivo all’interno dell’associazione Centro Francescano di Ascolto che sceglie, ancora una volta, di “essere nel mondo”. Non eravamo a caccia di numeri né di semplicistiche definizioni, ma volevamo cercare di abbattere quel muro di indifferenza che troppo spesso rischia di trasformare le donne in difficoltà in vere e proprie “persone invisibili”.
Certamente, il tema che abbiamo indagato è da sempre un po’ “scomodo”, parlare di prostituzione o di tratta suscita sempre vari atteggiamenti: c’è chi si allontana sbattendoti la porta in faccia, scandalizzandosi e facendo quasi fatica a pronunciare la parola prostituta, oppure, c’è chi dimostra un interesse sincero quasi un entusiasmo che presto si sviluppa in una concreta collaborazione. Non tutti, dunque ci hanno accolto, ma chi è stato disponibile ci ha dato una testimonianza preziosa utile a comprendere più in profondità le tante realtà che coesistono sul nostro territorio. E’ così, che in luoghi avvolti da un alone di vita di altri tempi dove tutto appare scorrere con lentezza al passo con il ciclo delle stagioni, si mimetizzano donne che vivono situazioni di segregazione e violenza di abuso fisico e psicologico da parte di famigliari o estranei o ad opera di vere e proprie organizzazioni criminali.
Ci sono “vite spezzate” anche vicino a noi, vite che non possono definirsi tali ma che esistono e verso le quali non possiamo chiudere gli occhi e fare la politica dello struzzo. Troppe donne, ancora oggi, non hanno accesso alle tante opportunità che ci sono, e alla libertà di scelta che sta alla base della dignità di ogni essere umano.
Non voglio illudermi, la strada per vedere che nessuna donna non sarà più toccata neppure con un fiore è ancora tanto tanto lunga, ma sicuramente Lucytantibaci ha contribuito a far “luce” su situazioni che sembravano inesistenti in questa “isola felice” come a più di qualche “struzzo” piace definire il nostro territorio, e che, invece, per più di qualcuno tanto felice non è! E’ per quel qualcuno che Luna dovrà continuare a brillare finché nel buio della notte non si faranno spazio le prime luci dell’alba.
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Sempre in ascolto
di Fabio Furini
Il servizio ascolto nel
La presenza continua quotidiana dei volontari ha
permesso la prosecuzione dei progetti attivati facendosi carico delle sempre
maggiori richieste d’aiuto e concentrandosi su particolari bisogni
illustrati nella tabella riportata nella pagina accanto.
Puntuali e tempestive sono state le nostre risposte di
ascolto, di relazione, di informazione e di accompagnamento verso un
cambiamento o superamento dei problemi.
L’attività in sede
Da una lettura dei dati riportati nella tabella
è possibile fare un’analisi del cammino svolto dal servizio nel
Sono aumentate le richieste d’informazione (86)
grazie alla promozione di iniziative e progetti di aiuto consolidando ed
estendendo la rete di rapporti e collaborazioni con gli Enti Pubblici (Comune
di Rovigo, Centri di Servizio per il Volontariato ed associazioni regionali e
nazionali), con associazioni di volontariato e cooperative sociali.
Si anche consolidata la progettualità
dello “Sportello Luna” anche grazie all’apporto del Progetto
“Lucytantibaci” (155 contatti).
Nella tabella si coglie poi una certa flessione nella
domanda a svolgere un servizio di volontariato (18 richieste). Rimane
significativo e in fase di consolidamento il dato riguardante la rete di
rapporti (Informazioni, Contatti con Enti Pubblici, altri) che permettono
all’Associazione di essere un importante punto di riferimento nel
territorio nella promozione di percorsi di aiuto e di diffusione della cultura
del servizio volontario in ambito sociale.
Il lavoro di segreteria permette ogni giorno di
mantenere numerosi contatti con le varie realtà che lavorano e
collaborano con l’associazione, offrendo informazioni utili a chi cerca
aiuto o riferimenti adeguati alla propria richiesta, informando e collegando
tra loro le attività e i servizi dei volontari.
Parallelamente c’è il disbrigo di
pratiche amministrative (lettura e protocollo posta, telefonate, risposta alla
corrispondenza, informazioni) necessarie per ricevere e trasmettere
informazioni ai volontari e alle persone che chiedono aiuto.
La segreteria assicura anche il passaggio puntuale e
preciso delle richieste di colloquio, delle attività promosse dal Centro,
delle informazioni che pervengono da altri enti, delle adesioni ad iniziative
(convegni, forum, incontri) promosse da altre associazioni pubbliche e private.
Accoglienza, ascolto e informazione
Nel 2005 c’è stato un flusso stabile e
continuo nei contatti con l’utenza che ha determinato un aumento notevole
delle presenze in sede sia dei volontari che delle persone in cerca di aiuto.
Le richieste si sono però concentrate in ambiti sempre più
specifici come la detenzione, l’accoglienza delle persone straniere e il
mondo della prostituzione.
Sono in costante aumento le problematiche che
riguardano la detenzione (il dato in tabella non accorpa i colloqui in carcere
che i volontari fanno settimanalmente). Qui la domanda d’aiuto si
è concentrata nelle richieste di ascolto, sostegno e successivamente di
inserimento lavorativo. A questi interventi si sono aggiunti
l’informazione ed il sostegno a familiari e volontari che seguono la
persona.
Lo sviluppo e il sostegno dei progetti
d’inserimento lavorativo di detenuti e dello Sportello Giustizia,
l’impegno profuso dai volontari nella Casa Circondariale di Rovigo
trovano nel servizio Ascolto un ambito informativo e di mantenimento dei
contatti con gli enti partecipanti all’esperienza.
Per quanto riguardo il disagio familiare, le richieste
d’aiuto si sono notevolmente ridotte, pur rimanendo inserite in altre
come le richieste di lavoro e di casa, sintomi di una sempre più marcata
insicurezza economica che va ad incidere in situazioni familiari precarie.
Si constata poi un dato importante: l’aumento
esponenziale del numero di contatti con le persone straniere e in particolar
modo con quelle che hanno problemi legati alle pratiche relative alla
permanenza nel nostro Paese. Esse vivono ancora in situazioni di emarginazione
e la risposta ai loro bisogni trova ancora pochi progetti di aiuto e sostegno
specifici per i loro principali problemi come la casa e il lavoro. Il Centro ha
continuato a fornire loro aiuti primari come l’accompagnamento e per lo
più informazioni e riferimenti per una integrazione sociale nel
territorio.
Sono assolutamente in ribasso, invece, le richieste di
aiuto legate alle problematiche delle dipendenze e di sostegno dei malati di
aids.
Il futuro: attenzione positiva ai cambiamenti
Gli interventi posti in atto in questi ultimi anni
hanno cercato d’integrarsi con le esigenze del nostro territorio per dare
risposte puntuali alle varie richieste d’aiuto.
Si è ulteriormente rafforzato il sistema dei
rapporti di rete tra il Centro Francescano di Ascolto e le varie realtà
sociali e territoriali.
Si sono ulteriormente consolidati i rapporti e la
collaborazione con il Comune di Rovigo,
I progetti attuati e le iniziative culturali stanno
trovando sempre più spazi specifici nella nostra realtà locale
cercando di dare risposte nuove e più efficaci ai bisogni delle vecchie
e nuove povertà.
Mantenere i progetti esistenti con la promozione di
percorsi di formazione per nuovi volontari mira ad avvicinare e motivare tutti
coloro che desiderano mettersi al servizio di chi soffre o è in
situazione di disagio.
La sfida per il nuovo anno è di dare maggiore
impulso all’attuale progettualità
inserendo nuove idee e persone. Per rimanere sempre vigili ed attenti alle
richieste vecchie e nuove di aiuto bisogna avere l’umiltà di
ascoltare ogni giorno ed accogliere con competenza e semplicità coloro
che bussano alla porta dell’Associazione.
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Nel 2005, sulle strade della solidarietà
1. Bologna – CNCA – Convegno “Non incarcerate il nostro crescere”
2. Bari – Caritas – Convegno “Liberare la pena”
3. Matera – CRVG Basilicata – Convegno “Il ruolo del volontariato per le misure alternative”
4. Rovigo – Emergency – Incontro “Il volontariato in carcere”
5. Genova – CRVG Liguria – Corso “Il volontariato di giustizia: una sfida”
6. Rovigo – Associazione Arancio Chimera – Convegno “Il carcere tra piazza e paradiso”
7. Belluno – Seac – Seminario di studi “Quale sicurezza ci rende sicuri”
8. Rovigo – Cgil – Tavola rotonda “Nuovo carcere di Rovigo”
9. Perugia
– Gruppo Abele – Tavola rotonda “Strada facendo
10. Rovigo – Liceo Socio pedagogico – Lezione “Il carcere e la partecipazione sociale”
11. Matera – CRVG Basilicata – Corso “Volontari in carcere”
12. Eboli – Amnesty International – Convegno “Carcere e lavoro, tra giustizia, diritti, opportunità e speranza”
13. Roma –
Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia – “Conferenza stampa a Montecitorio sui problemi delle carceri”
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Ricordo del maestro Luigi Metterle
di Fulvianna Godino
Per oltre mezzo secolo ha irradiato entusiasmo e letizia francescana nell’Ordine Francescano Secolare polesano e veneto.
PREGHIERA ED AZIONE
E’ stato Luigi Mutterle a farmi conoscere il Centro Francescano di
Ascolto; lo ha fatto col suo stile convincente, di poche parole: un sorriso
accattivante che corrispondeva al “vieni e vedi” che Filippo
rivolse a Natanaele (Gv.
1, 46).
Al martedì mattina, in Via Mure Soccorso 5, si riuniva un piccolo comitato di redazione per l’Angolo francescano Taunotizie del settimanale diocesano. Da anni vi collaborava Danira, venendo puntualmente da Adria, ed in tempo di vacanze, Francesca.
Si iniziava con la recita delle Lodi, che si concludevano con il Padre Nostro pregato per una intenzione particolare suggerita dall’attualità e tenendoci forte per mano.
Solo dopo aver rivolto il pensiero al Signore e chiesto il Suo aiuto, si mettevano gli altri a conoscenza dei propri articoli e delle notizie che erano arrivate dalle Fraternità locali.
Non ricordo che Gigi scrivesse qualcosa di suo: l’aveva fatto già per tanti anni! (come abbiamo trovato riordinando l’archivio dell’Ordine Francescano Secolare, nei locali della Sorella Maria Roccato in via Verdi). Ma ogni volta portava il suo contributo: articoli di riviste francescane o testi e preghiere proposti dalla Fraternità Regionale, o trafiletti su notizie francescane riportati su Avvenire che leggeva con attenzione ogni giorno, e al martedì, quando arrivavamo noi, aveva già diligentemente sfogliato.
Ogni tanto venivamo interrotti da uno squillo di telefono o da una scampanellata di chi cercava aiuto al Centro Francescano di Ascolto.
Allora ho capito il motivo del
ritrovarsi in quella sede: il Maestro Mutterle, che
poteva essere papà (o giovane nonno) di quei giovani francescani
secolari, nel 1988, aveva appoggiato e forse sollecitato con entusiasmo
giovanile, la proposta di
San Francesco aveva previsto
istruzioni pratiche per attuare l’evangelica forma di vita, ovvero
un’indicazione precisa per avvicinarci al più grande Comandamento
che Gesù è venuto a proporre: ama il Signore Dio tuo con tutto
il tuo cuore e tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso.
Scorrendo la vita di Gigi Mutterle, balza evidente che aveva ben presenti tutti gli articoli della Regola, anzi li ha fatti suoi, senza retorica, e fino all’ultimo non ha mai trascurato neppure gli articoli che prevedono azione: è stato fedele al suo “volontariato” anche quando la sua amatissima moglie era malata, ma forse era lei – che sempre ne aveva condiviso nell’ombra il grande impegno ed amore all’OFS - a convincerlo che poteva continuare a privilegiarlo.
CENNI BIOGRAFICI
Luigi Mutterle
era nato a Montegaldello (Vicenza) il 2 novembre
1921, ed è approdato, giovanissimo insegnante elementare, sulle sponde
dell’Adige; la sua vita si è radicata nel Polesine, sebbene
pendolare fra Boara Pisani (Padova) dove si è
accasato con
Ha pronunciato
Ne aveva notato le eccezionali doti di testimone gioioso e convincente, l’allora Ministra del TOF (Terz’Ordine Francescano) della Diocesi di Adria-Rovigo, Agnese Bologna, meravigliosa colonna della Chiesa e dell’Ordine Francescano polesani.
Quasi subito lo volle suo collaboratore nell’intensa attività di animazione delle numerose Fraternità locali della Diocesi, una novantina, sorte in quasi tutte le parrocchie, per opera della capillare evangelizzazione dei Frati Cappuccini dei tre Conventi.
Per oltre 40 anni, Gigi si presentava - quasi ogni settimana - in una Fraternità, che vivificava con il suo sorriso accogliente, con le sue battute argute, sprizzante la gioia contagiosa del sentirsi figlio di Dio-Amore.
In tempo pre-conciliare, quando ancora la predicazione era piuttosto seria e compunta, Luigi affascinava e coinvolgeva, con semplici, chiare e convinte affermazioni da vero seguace di Francesco, giullare di Dio.
Nell’agosto 2004,
La sera del 15 settembre 2005,
è partito per
Significativa a tal proposito mi pare questa lettera:
Caro Gigi, chiudo gli occhi e ti sento vicino, vedo come in un film il nostro cammino di fede: i campiscuola, i pellegrinaggi, le visite alle Fraternità, le giornate di spiritualità, i momenti di preghiera, i giorni trascorsi insieme fatti di gesta importanti e di azioni preziose. I giovani hanno sempre occupato i nostri pensieri e la sofferenza di questi giorni è il pensare di essere privati della tua preziosa presenza, della tua amicizia, del tuo amore fraterno. Ma ecco che la voce dell’anima mi consola pensandoti vicino alla tua cara Maria e noi uniti nell’Eucaristia e nella preghiera. Dio ci attende tutti “oltre la porta”, ma dietro a quella porta c’è la vita che Gesù ci ha donato, morendo per tutti noi sulla croce. Pace e Bene.
Sorella Jolanda
TESTIMONIANZE
E’ una delle
testimonianze per commemorarlo, apparse su l’Angolo TAU de
La testimonianza di fede che Mutterle ha offerto attraverso la sua vita di cristiano e francescano, è stata evidenziata dall’omelia del Parroco don Roberto, che ha ricordato con grande efficacia il senso cristiano della vita che ci viene dalla contemplazione di Cristo morto e risorto e quindi ha delineato con chiarezza e puntualità il profilo spirituale del maestro Mutterle che ha vissuto il suo impegno battesimale con un coinvolgimento pieno nella vita della comunità cristiana di appartenenza.
La vita di Gigi è stata così intensamente attiva e ricca di valori, che ritengo più completo il profilo che ho l’incarico di scrivere (per “ricordarlo” all’Assemblea del Centro Francescano di Ascolto), se non mi affido solo a ricordi e sentimenti miei, tanto più che io ho conosciuto lui e l’Ordine Francescano Secolare “solo” una ventina di anni fa, quando già Mutterle, per circa 30 anni, si era donato alla testimonianza esplicita del Vangelo e del carisma francescano, con tutti i suoi talenti.
Attingo perciò a tutto
ciò che è stato scritto di lui in occasione della sua partenza
per
Amico fraterno lieto, ottimista, accogliente, disponibile.
In tutti gli interventi spicca
il grande, vero e profondo sentimento di amicizia fraterna, ad es.: Rosa Faccin, già
Ministra Regionale OFS Capp., intitolando il suo
articolo sulla rivista TAU “Un francescano speciale”, ricorda: “Gigi
entrò a far parte dell’allora Terz’Ordine
Francescano più di 50 anni fa, rivestendo ben presto incarichi di
servizio e di animazione, specialmente nella zona di Rovigo, dove era amato e
stimato. Negli anni 80 fu eletto vice-ministro regionale e perciò per
quasi 7 anni lavorammo insieme sempre in piena sintonia, legati da un profondo
affetto fraterno.”
Danira:
“Un grande affetto e stima reciproca ci ha sempre uniti, anche nei
nostri dibattiti a volte calorosi. C’era sempre il desiderio di dare il
meglio all’OFS, alla Chiesa, ai fratelli... Forse solo ora che ci hai
lasciati, capisco quanto bene ci siamo voluti nel nome del Signore e di San
Francesco.
Ed anche sincera gratitudine,
sulla quale ho articolato il mio intervento.
Per la tua vita intensamente
vissuta da coerente e gioioso cristiano e francescano, sei stato subito, e
rimarrai sempre per me, figura esemplare da imitare, e questi sono alcuni
motivi per dirti grazie:
· la letizia francescana, la
serenità, la capacità di cogliere il lato positivo di eventi e di
persone;
· l’accoglienza gioviale di chiunque,
che subito si sentiva amato come fratello;
· l’aspetto di fraternità, cioè appartenenza ad una sola famiglia di figli di Dio, che hai colto nel francescanesimo ed hai trasmesso con tutto te stesso.
Appunto: l’amore e la dedizione incondizionati all’Ordine Francescano Secolare.
Sette anni fa, umilmente, mi hai passato il testimone del servizio alla Fraternità diocesana dell’OFS, che ho accettato sapendo di poter contare sulla tua illimitata disponibilità di aiuto e di insegnamento, fatto di pochissime parole, molti sorrisi incoraggianti e soprattutto esempio e preghiera.
Francesca: “Non hai
risparmiate energie per servire l’OFS ai vari livelli d’incarico,
locale e del Triveneto, mostrandoti Maestro di abnegazione e sacrificio per
oltre 50 anni. Sei stato la roccia su cui fondare
Attenzione verso le nuove generazioni:
* l’entusiasmo
giovanile, mantenuto nonostante lo scorrere degli anni, che ti ha fatto
schierare sempre dalla parte dei giovani che hai incoraggiati nelle scelte
coraggiose, come il Centro Francescano di Ascolto.
Antonio: “…Sei
stato Gigi un vulcano di idee e di iniziative. Legati da profonda, sincera
amicizia, abbiamo percorso insieme, conforme gli insegnamenti del nostro
Serafico Padre, molte vie dell’apostolato: l’OFS,
Rosa: “ Cosa ricordo di lui in particolare? L’amore per i giovani: era il fratello maggiore che trasmetteva fiducia e spinta a non mollare.”
Francesca: “Hai amato immensamente la famiglia francescana e ho constatato il tuo prodigarti instancabile per i giovani della GIFRA, di cui hai avuto particolare cura, proprio quest’estate nel riordinare l’Archivio Diocesano dell’OFS.
MAESTRO
Francesca: “Caro Gigi,
te ne sei andato in silenzio con discrezione, com’è nella tua
natura. Sempre disponibile, sei stato Maestro a quanti ti hanno avvicinato, per
quel tuo rapportarti concreto, deciso e di poche parole. A me hai insegnato a
pregare come i francescani e mi hai coinvolto nelle tue attività con
autorevolezza e dolcezza insieme, per cui non ho potuto sottrarmi al tuo
desiderio di collaborazione nella rubrica “Taunotizie”.
E’ stato bello incontrarti nel mio cammino e recitare le Lodi insieme al
Centro Francescano di Ascolto, dove con gioia ci aspettavi. Abbiamo rafforzato
un’amicizia fraterna tale che hai voluto consegnarmi il tuo libro di
preghiere in segno di una eredità spirituale…Quanta commozione
quando lo apro… Aggrappandoti alla Croce con silenziosa e paziente
sofferenza, ci hai insegnato ad essere autentici imitatori di Cristo e ora come
Francesco, puoi dirci di aver fatto generosamente la tua parte e che Cristo ci
insegni a compiere
Il Maestro Mutterle ha insegnato come vivere evangelicamente non solo ai più giovani di lui.
Danira: “..solo ora c’è in me la percezione chiara di quanto sei stato importante per la mia crescita al servizio della Chiesa”.
Antonio: “Gigi, amico
mio fraterno, oggi ho compreso di aver perduto il Maestro che fu per tanti anni
guida e sostegno al nostro itinerare lungo il
percorso della nostra esistenza…” - alto senso del dovere che ti ha fatto continuare con
puntualità il servizio al Centro Francescano di Ascolto e alla stesura
dell’”Angolo” sul giornale, anche con diminuite forze, grazie
alla premurosa disponibilità dei tuoi figli.
Danira:
“…Un lavoro costante instancabile che ci trascinava e non ammetteva
ritardi e negligenze. Io che ho lavorato con te come consigliera, collaboratrice alla
stampa e segreteria, so quanto impegno e scrupolosità richiedevi ai tuoi
collaboratori”.
EVANGELIZZATORE
Molti lo ricordano per il suo impegno per la diffusione della Parola di Dio attraverso i mezzi della comunicazione sociale:
La convinzione che la gioia di
seguire il Vangelo deve essere comunicata a tutti ed in modi sempre nuovi, ti
ha reso grande sostenitore dei mezzi di comunicazione cattolici, collaborando a
Il direttore Mons. Bruno Cappato: “..iniziatore
della rubrica “Angolo Francescano” sul settimanale diocesano
Rosa: “ Ma l’impegno più grande e significativo, da lui voluto e sostenuto per anni, è stata la pubblicazione sul settimanale diocesano della rubrica Angolo francescano. La pagina del settimanale del 25 settembre 2005 l’ha scritta ancora Gigi con la penna di alcuni francescani che hanno voluto, attraverso le loro testimonianze, esprimere tutta la stima e l’affetto che li legava a lui”.
PRONTA ADESIONE ALLE NOVITA’
Danira
lo ricorda artefice del rinnovamento OFS: “Caro Gigi,… negli
anni 80,
Rosa ricorda due aspetti di Gigi aperto alle proposte del Concilio:
L’aver vissuto e
proposto l’ecclesialità dell’OFS.
“
Su questo punto, - è
stato già detto - al funerale, il suo parroco ha evidenziato il solerte
e puntuale impegno di Luigi Mutterle nella vita
Pastorale e liturgica del suo paese.
...E QUASI PROFETA
La sua convinzione che si
dovesse arrivare all’unità dell’OFS: “Negli anni
AMORE ALLA FAMIGLIA
Pur con i numerosi e vari impegni apostolici, Gigi non ha mai trascurato la sua famiglia, che è sempre stata in cima ai suoi pensieri e alle sue attenzioni, ed è rimasta saldamente unita dall’Amore, diventando parte integrante della Famiglia Francescana, per merito della meravigliosa consorte Maria, che assumeva come proprie le gioie, speranze, fatiche del marito, per rendere sempre più vivo l’OFS.
ARRIVEDERCI
Ora caro Gigi ti sei riunito
alla tua Maria lassù nella luce e nella meritata pace: vegliate ed
intercedete Grazie divine per i vostri figli e famigliari, ed anche per i
fratelli e sorelle dell’OFS, perché siano sempre fedeli al carisma
di Francesco, come sei stato tu maestro Luigi Mutterle!
Grazie!
Danira:
“E così te ne sei andato. Ci hai voluto precedere per attenderci.
Resti nei nostri cuori e nei tanti ricordi specie di noi veterani che abbiamo
percorso con te un lungo cammino…”.
Francesca: “Prega per
i tuoi fratelli e sorelle francescani affinché, come te, anche noi
possiamo arrivare alla Casa del Padre con ceste colme di opere buone.”
Antonio: “
Non ti dico addio, ma arrivederci
e rimango in attesa del giorno in cui lo sguardo divino si poserà su di
me, concedendomi la possibilità di incontrarti e insieme godere
Rosa Faccin, già Ministra
Regionale OFS Capp:“Ho sentito il dovere di
ricordare un fratello carissimo e generoso, sicura di interpretare anche i
sentimenti di profonda gratitudine di quanti, nella Regione lo hanno conosciuto
ed apprezzato. Caro Gigi, ora prega per il nostro OFS che hai tanto amato”.
[Sommario]
Il dono più grande
di Christian Malanchin
Fin dal primo giorno che entri in carcere ti rendi conto di immergerti in un crogiuolo di umanità ferita, un insieme di mani tese, bisognose continuamente di qualcosa o di qualcuno, che ripongono in te, volontario, tante attese, sperano di aver trovato finalmente la persona giusta che si interessa dei loro problemi.
Le domande più ricorrenti sono sempre molto concrete: mi puoi trovare un lavoro? Mi aiuti ad ottenere l’affidamento? Cosa potrei fare per avere una casa?
Come volontario senti di doverti caricare di queste richieste, di prenderle sul serio e allora ti attivi cercando strade, piste che pensi nuove, che qualcuno non ha mai battuto. Ma ti scontri subito con tante resistenze e ti accorgi che solo una minima parte di quelle richieste possono trovare reale esaudimento, ti prende uno sconforto perché sembra che in fondo il tuo servizio sia stato come un semino che si disperde nel vento.
Né ti consola il
pensiero che qualcosa hai comunque offerto: ascolto, vicinanza, compagnia a
persone che hanno come male cronico
Più passano gli anni di servizio e più ti convinci che il tuo servizio è stato forse in molti casi un fallimento.
In questi anni però mi
è stata di grande conforto
Negli atti degli apostoli si racconta che un giorno Pietro e Giovanni stavano salendo al tempio per la preghiera, verso le tre del pomeriggio. Lì alla porta del tempio trovarono uno storpio che chiedeva l’elemosina a coloro che vi entravano. Ad un certo punto costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare, domandò loro l’elemosina. Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: “Guarda verso di noi” ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa. Ma Pietro rispose: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina!” e, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e balzato in piedi camminava, tanto che riuscì ad entrare con loro nel tempio camminando e lodando Dio.
Mi sono chiesto: Cosa
significano le parole di Pietro “quello che ho te lo do?” Pietro
non aveva proprio nulla da offrire, nessun aiuto materiale era possibile,
né era medico per poterlo guarire dal suo male che si portava dietro da
così tanti anni. A Pietro, fattosi povero tra i poveri per seguire
Gesù, restava una sola ricchezza:
Tutto questo sprona a prodigarsi smisuratamente per offrire ogni sollievo materiale ai nostri fratelli detenuti, nella consapevolezza però che il dono più urgente è quello della fede, l’unico stabile, duraturo, che resiste anche quando noi non potremo più essere lì accanto a loro, che agisce indipendentemente dalle nostre piccole e breve azioni e può far rifiorire la vita di una persona.
Azzardo una similitudine che sono convinto mi costerà qualche critica perché può essere fraintesa: l’unico antidoto alla noia e al senso di inutilità che si percepisce nei confronti del tempo da trascorrere in carcere è quello di volgere questo negativo in un xairos, trasfigurando quel luogo di incomprensibile sofferenza, in una sorta di luogo di ritiro interiore, in cui trovare l’opportunità per guardarsi dentro, fare verità nella propria vita, preparare uno spazio ad una Presenza di Dio che è l’unica a poterti riempire sul serio, che può asciugarti ogni lacrima, che può dare un senso anche all’ora della prova.