«Prospettiva Esse – 2006 n. 3/4»
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Caro Babbo Natale
a cura della redazione
Caro Babbo Natale,
ognuno di noi ha preparato le letterine con tutti i desideri che solo tu puoi esaudire. A parte quello di voler uscire da qui nel tuo grande sacco pieno di doni. Caro Babbo Natale che tanto giri, mentre a noi qui girano solo le scatole!
Vorremmo chiederti se tu potessi spazzare il delirio di onnipotenza di cui l’uomo si fa convinto opprimendo il prossimo.
E poi, già che ci sei, fornisci del dono dell’intelletto talune menti che non si rendono conto d’essere dementi e recano danno nel loro non sapere. Lasciaci arrivare a toccare la saggezza a cui gli umili ambiscono senza prevaricazioni e senza giudizi di parte, viste tutte le richieste fin qui elencate.
Caro Babbo Natale,
non può non venir meno quella di spogliare l’uomo dal potere materiale, mezzo di distruzione e di misura che sminuisce il valore morale. Dacci una mano a combattere l’ignoranza che è una potenza, anzi è una violenza. Magari fatti regalare un po’ di carbone da Santa Lucia, che serva da monito a tutte le sordità dell’animo e a quanti non si impegnano nel sociale mettendo una benda alla visione di chi soffre.
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Bilancio ‘corsi e attività’ 2006
a cura della redazione
Il prospetto di un bilancio delle varie attività e corsi scolastici, quelli d’indirizzo culturale o con sviluppo psicologico terapeutico, meritano una precisa cognizione.
I mezzi economici disponibili, infatti, quanto gli spazi e le condizioni sulle quali si sono espansi, entro questa piccola struttura carceraria, sono stati poco agevolanti per la direzione e l’organico tutto, nonostante le volontà propositive perseguite.
Le difficoltà si evincono proprio dalle continue carenze poste come ostacoli nell’appoggio costruttivo rispetto al quale, la direzione, gli operatori e il personale, sono orientati.
Come accade in una piccola comunità, ove si convive, affrontando momenti e circostanze più o meno difficoltose o, serene, noi detenute, ancora ospiti qui a Rovigo, siamo arrivate alla conclusione della stagione ‘attività-corsi’ del 2006.
Quanto ci ha dato molta soddisfazione ed entusiasmo è senz’altro il laboratorio musicale, forte insegnamento dell’arte comunicativa e linguaggio che valica ogni frontiera. E, a nostro avviso, meritevole di una continuità nei prossimi anni.
Le frequentazioni scolastiche dei vari corsi infrasettimanali hanno, invece, dato l’opportunità di approfondire la conoscenza della lingua italiana, garantita dalla maestra Sandra, per i tanti stranieri presenti nel carcere.
L’inglese ha esortato le italiane nell’acquisire e apprendere un contatto più diretto con l’uso della lingua, merito che, noi corsiste affezionate, rivolgiamo alla nostra teacher Anna.
Professionalmente preparata e umanamente disponibile alla comprensione delle esigenze di ogni sua studentessa, spesso con divari nel livello di conoscenza della lingua.
Stesso impegno, umano e costante, l’ha dimostrato l’insegnante di attività fisica, la dinamica Marina. Per noi, donne che combattiamo ogni giorno la pesantezza della chiusura in cella unitamente alla pena da scontare, valide presenze.
Quest’anno, inoltre, s’è inserito il corso di scrittura creativa, condotto da due giovani laureate, ancora insegnanti precarie, le ‘nostre amiche di penna’ Daniela e Daniela!
Corso al quale, in seguito, s’è affiancato il poeta scrittore Giuseppe Pietroni, offrendoci il suo sostegno come volontario e già impegnato nel sociale.
Un tocco di colore e creatività ci sono stati proposti da Mara e Michele, negli incontri del corso di teatro, ultimamente movimentato dall’insegnante di flamenco Valentina.
Gli appuntamenti settimanali, infine, hanno dato proseguo agli incontri con la simpatica Rossella, volontaria del Centro Francescano e redattrice del giornalino Prospettive Esse, nonché della cara Giulietta, volontaria piena di inventiva sui lavori manuali da proporci.
In definitiva, il bilancio 2006, valutato sotto il profilo umano, culturale e sociale, si può ritenere in attivo e molto appagante, certo se citiamo un bilancio sul piano dei riscontri economici o remunerati, allora emergono soltanto le gratificazioni personali.
Concludiamo rivolgendo un caloroso saluto a tutti con l’auspicio che molte presenze, fra noi detenute, siano tornate in libertà per l’anno prossimo!
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Tempo nel tempo... luglio, pomeriggio
di Cristina B.
Piove, un assaggio di sporadiche gocce filtrate dalla coltre di nuvole, solo un preludio al temporale, l’afa persiste, disperdendo l’effetto di quei goccioloni.
Basta un attimo e il tocco umido sulla pelle evapora. Più tardi s’evolverà la sana scarica d’acqua, portatrice di frescura. Vi sono tutti i sentori tipici, afa opprimente, odori di muschio, aria in stand by.
D’estate s’apprezzano anche le ventate dei temporali ritempranti, nulla da eccepire, comunque, l’intento d’appropinquarci alla nostra spiaggia, qui, alle ‘Sei Cell’, è ovviamente svanito, proprio come l’espansione dei raggi solari, dietro ai fitti nuvoloni.
Piccola la spiaggia, ubicata a fianco della zona verde. Bello ossigenare lo sguardo, attorniate da varie piante fiorite, camminando sull’erba. E sopra lo spazio illimitato del cielo, disegnato dalla scia bianca degli aerei di passaggio.
Però, noi amanti del sole, in questi mesi estivi, siamo più attratte dal piacere di stenderci sull’asciugamano colorato, rimanere in costume, sistemare lo stereo, creme, sigarette e crogiolarci nel rilassante bagno di sole. Non c’è la piscina, ma il getto d’acqua fresco della pompa, posta in un angolo, è efficace quanto una doccia, doccia fredda in contrasto alla forte calura.
Ancora sull’asciugamano, cerchi l’accendino, sistemi la fascia che regge i capelli e, sei lì, metaforicamente, però, potresti trovarti ovunque. Segui, canticchiando le note di qualche pezzo propinato con i successi dell’estate.
Va bene, un’altra estate, un’altra estate in carcere, ancora un periodo vacanziero contenuto nei perimetri simbolo dei luoghi di reclusione.
E va bene, gustiamoci, tempo nel tempo, il meglio dei piaceri di starcene in spiaggia.
Mancano la sabbia, l’aria pregna di salmastro e iodio, ma in questo tempo siamo sempre noi, ricchi dei numerosi viaggi in luoghi splendidi, viaggi che torneremo ad attraversare.
Quest’estate, intanto, gustiamoci il contatto diretto, cielo, sole, acqua, asciugamano, musica, sigarette, lettura.
Annulliamo orari stabiliti e culliamoci nell’energia di essere in spiaggia ‘Sei Cell’, volando con la mente verso contesti fra i più disparati e congeniali, tempo nel tempo…
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Qualcosa di positivo
Dove siamo, lo scopo, il nostro quotidiano è la lotta contro il tempo. Le giornate sono lunghe e noiose e l’estate peggiora la situazione, perché il giorno non muore mai. Fuori di qui, questo fatto dà grande gioia, ma lo scorrere del tempo è diverso, più veloce e frenetico e la giornata si fa ricca e gioiosa anziché, come da noi, triste e noiosa.
Per fortuna, in tutto questo, che porta chi vive qui, a mal trascorrere ogni momento, e dove l’attesa è lunga e ancor più atroce, se vissuta senza alcun interesse o divertimento, dei buoni volontari e degli insegnanti di professione, vengono da noi per impegnare il nostro tempo, ed io non ho perso l’occasione.
Per me, occupare la mente, in questi luoghi è la cosa più importante, lo dico a me stessa e a tutti, perché se si pensa ad altre cose, o si studia o si legge, innanzitutto si ruba tempo al tempo, è normale, e diventare più colti e più informati non fa mai male.
Certo, non sempre la tristezza perde contro la voglia di fare, e spesso non si ha voglia nemmeno di respirare.
Per quanto mi riguarda, io ho migliorato di gran lunga il mio inglese, traducendo tre opere di Shakespeare, non per dovere ma con grande piacere. Un po’ di tedesco e un po’ di spagnolo, che già sapevo e che ho ripassato, e un po’ di arabo, che invece è nuovo e ho cominciato.
Lode quindi alla mia insegnante di inglese, che con pazienza e gentilezza ha contribuito ad alimentare la mia mente, a lei sarò grata con affetto infinitamente. Poi ho frequentato il corso di scrittura creativa, un modo veramente interessante per ampliare le proprie conoscenze nello scrivere, traendo nuovi spunti ed idee di come usare meglio le parole e i contenuti.
Ho imparato, io che scrivo di getto e senza sosta, a punteggiare con maestria, con la guida del nostro professore e poeta, a rimeggiare, trasformando tutto in poesia.
E mi piace, perché così solamente, riesco a non pensare di continuo, tristemente, a dove sono, a chi mi manca veramente. Scrivo e butto nell’inchiostro il mio dolore, arricchendo la mia anima e il mio cuore.
Poi c’è uno dei momenti migliori, quello che mi fa dimenticare tutto, e mi porta fuori. Quello della musica, che ha la grande e immensa capacità di farmi sentire ancora più viva, che mi trasporta con il suo potente ritmo, le sue note e le sue canzoni a percepire fantastiche emozioni.
Quando suono non sono qui, ma a gioire e festeggiare altrove, grazie ai nostri insegnanti di musica, artisti noti, che con tanta pazienza han saputo tirare fuori le nostre doti e trasformarci perfino in una band. Siamo le ‘Free notes’. Non sapevamo nulla di come si suona uno strumento musicale, almeno la maggior parte di noi, ed ora lo facciamo quasi bene. Grazie, grazie ancora a voi che ci aiutate a trasformare le nostre giornate di tristezza in allegria e spensieratezza. Grazie alle volontarie, Giulietta e Rossella. La prima ci insegna il manuale e l’arte pratica da applicare. Con lei si eseguono fantastici lavori di ricamo o di decoupage, con i fiori. La seconda, Rossella, è per noi come una sorella, che oltre ad ascoltare i nostri sfoghi personali con il sorriso, raccoglie i nostri sentimenti, idee e sensazioni, oltre ai richiami e alle contrarie opinioni, e le trasforma in un giornale che è come un diario del nostro vivere qui dentro e lo rende interessante. Positivi questi corsi, questi momenti di comunicazione collettiva, dove ognuno racconta anche le sue storie e si sente un po’ più viva, ma sono ancora troppo pochi e soprattutto troppo alternati, perché non sempre ci vengono dati. Per motivi che sfuggono al mio sapere e interesse, alcune volte ci tocca rinunciare, ed è un peccato, ma che possiamo fare? Continuare a credere in quello che facciamo con costante interesse, per non perdere quel poco che abbiamo, perché partecipando e impegnandoci costantemente, almeno salveremo la nostra mente.
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My last will testament
In breve tempo me ne andrò da qui. Forse quando mi leggerete sarò già a casa. E con grazia di Dio. Prometto che non tornerò mai più qui. Ormai sono qui da due noiosi anni e sei mesi. So che è tanto, ma grazie a Dio non mi è sembrato. Non sono neanche consapevole di come il tempo sia passato velocemente. E’ solo che mi sono svegliata una mattina e avevo soltanto due mesi per finire la condanna. Certamente grazie all’indulto, allo sconto e alla buona condotta. Se non fosse per queste cose non potrei sopravvivere. Ma una cosa la so: Dio non ci dà mai un fardello che non possiamo sopportare. E ancora una cosa: Dio è il Dio delle sorprese, allora vale la pena avere fede in Dio, credere in Lui e avere fiducia in Lui. Dammi retta, non c’è perdente con Dio. No loosers with god. Bene, mentre aspetto i miei due mesi infiniti, mi piacerebbe dividere con voi alcuni suggerimenti di buon vivere qui in prigione.
Vuoi un cuore gioioso? Vuoi che le tue canzoni preferite scorrano sempre nella tua bocca? Vuoi che la speranza non scompaia dalla tua prospettiva? Se tutto ciò esistesse, sarebbe bello, non è vero? Sono sicura che ciò esiste. Io l’ho provato e ce l’ho ancora adesso. E’ normale che non tutti i giorni della mia vita qui siano così ma almeno, la maggior parte dei giorni io canto, oppure ho un sorriso sul mio viso da dedicare a qualcuno, e più di tutto la mia speranza, che un giorno possa farlo ancora, possa stare in piedi ancora una volta e iniziare a camminare, è sempre davanti a me. Dite che sia difficile?
So what? Le parte gioiosa è sapere che è possibile. Se io posso anche voi potete. Dio non mi ha creato più speciale di te. Noi siamo gli stessi. Io non sono perfetta ma va bene. Faccio errori e calcoli sbagliati qualche volta, ma è normale, non c’è da aver paura. Effettivamente non c’è un segreto, o una formula per vivere bene qui.
Se vi fermate a pensare troverete che quello che stiamo provando qui è normale. Ogni cosa ha la sua propria ragione, ogni problema ha la sua soluzione. I problemi che arrivano nella nostra vita sono problemi che normalmente vengono alla gente. Not extra ordinary. Ad esempio, il tuo problema è che non hai nessuno? Sei completamente solo e di conseguenza non hai denaro? Datti una mossa e la soluzione arriverà. Fai una domandina per lavorare e vedrai: ti metteranno a lavorare al momento giusto. Fa con comodo, aspetta il tuo turno, non permettere che le domande nella tua mente ti rendano debole, come, quando, perché. Sai, a volte, Dio svuota le tue mani per riempire il tuo cuore. Hai incubi quando pensi alla tua casa? Quando pensi che stai perdendo tutto? Forse hai lavorato tanto e costruito qualcosa, poi tutto all’improvviso (per colpa della nostra stupidaggine) tutte quelle cose andranno in rovina come ciò che sta succedendo nella tua vita adesso?
Forse non potrai averle più quando andrai fuori da qui? So che taglia come una lana, ma non essere troppo turbato. Il denaro è solo in giro, puoi guadagnarlo ancora. La cosa importante da considerare è che ciò che hai perso il denaro può comprarle ancora. Ce la farai ancora, vedrai. Forse ti domandi: ‘Che ne è del mio ragazzo o della mia ragazza? Non mi piace perderla’. Beh, fai la tua parte, fai del tuo meglio finchè puoi, ma se la tua paura diventa realtà, non puoi fare altro che essere realista.
Almeno non puoi biasimarti perché hai fatto la tua parte prima di perdere. C’è anche un detto: ‘Se qualcuno o qualcosa è scomparso da te, forse meriti di meglio’.
Questo vale anche per il nostro partner. Non essere egoista, se veramente lo amiamo, lasciamo che sia felice di vivere. La vita è così. Composta da cose buone e da cose cattive, di cose che ci piacciono e di altre che non ci piacciono. Sicuramente arriveranno entrambe lungo il nostro cammino. Affrontiamole lo stesso, dobbiamo vincere i nostri problemi, non lasciare che i problemi vincano noi. Dio ha messo la tua testa sopra a tutto, usala, sopra la tua bocca; allora pensa, non mormorare; sopra il tuo cuore, allora pensa invece di essere troppo emotivo o disperato.
Poi, non hai colloquio? Non è una cosa strana. Per forza! Non hai nessuno, sei solo all’inizio, ma non preoccuparti, siamo in due. Non moriremo qui senza colloquio. Sei logoro perché non hai niente da fare? Lo so, non avere niente è uno dei doveri più duri da fare. Ma se ami te stesso, se veramente vuoi qualcosa di buono e bello per te stesso, puoi trovare una cosa da fare… sempre. Io ho provato a frequentare i corsi di aerobica, ho scritto poesie, ho composto canzoni (fino ad ora nessuna melodia), ho suonato la chitarra, pulito la cella, ho parlato e scherzato con le mie compagne. Se sei soddisfatto di ciò, va bene. Ma sai una cosa? Tra tutte queste cose niente può dare coraggio, forza e speranza come leggere la Bibbia e parlare a Dio per mezzo della preghiera. Per me questa è la maggiore ragione affinchè possa sorridere, perché io possa cantare anche se ho un problema, perché ho sempre la speranza. Fa niente se ho perso tante cose, l’importante è che ho ancora Dio nel mio cuore e lui mi aiuta sempre nella mia vita. Leggendo ho trovato questa frase: per ogni minuto che sei arrabbiato perdi sessanta secondi di felicità. Sfortunatamente non posso elencare tutti i problemi che affrontiamo qui. Sono tanti per chi pensa in negativo, per me invece, la chiave è sempre la stessa: guarda il lato positivo, accendi il motore del tuo cervello e tutte le altre parti del tuo corpo andranno nella giusta direzione. La risposta arriva. Guarda il Papa che ‘testamento’ ci ha lasciato. Non c’è oro, non c’è un grande tesoro, ma solo il suo profondo desiderio per il bene degli altri. Io ricordo bene la sua richiesta di amnistia per i detenuti. Beh, nel mio caso questo desiderio si è realizzato e tra poco me ne andrò. Non ho niente di materiale da lasciarvi, ma quello che ho è il mio cuore per tutti voi ragazzi! Il mio più grande desiderio per tutti voi è di arrivare al traguardo del corso e di avere un futuro luminoso. Non è troppo tardi. Ricorda sempre: sei ancora giovane ad ogni età se stai pianificando il futuro.
Io mi interesso a voi come mie compagne di carcere anche se non so i vostri nomi. Vi auguro tutto il meglio, ancora una volta: quando tu pensi al tuo problema pensa anche all’oro, che non diventa così brillante e lucido se non passa attraverso il fuoco.
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Essere volontario in carcere
di Giuseppe Pietroni
Nell’estate del 2005 ho iniziato a frequentare il ‘circondariale rodigino’ per insegnare ‘scrittura creativa’, inizialmente aggregandomi ad una operatrice proveniente da Padova, una volta la settimana. Sono associato ad un gruppo culturale operante da 30 anni e intendevo riportare la poesia nel carcere dopo l’esperienza già avuta nel 1997, sempre da me concepita e voluta nella piena convinzione di quanto la poesia in particolare possa coinvolgere tutti.
In effetti ci sono state una serie di manifestazioni, anche con musica, sino a Natale, con la partecipazione convinta di diversi detenuti ed una originalissima ed importantissima peculiarità: agli incontri sono riuscito a far intervenire costruttivamente un avvocato, ho letto brani poetici di una poliziotta in servizio presso la Prefettura, poesie del comandante degli agenti penitenziari; ho inteso con questo, dare l’idea di come in realtà ci possa essere condivisione e le varie componenti della società si interessino dei detenuti per cercare quanto meno di rendere diverso l’ambiente carcerario, anche nello stesso interesse di coloro che, appunto, vi lavorano.
Ho raccolto poesie e scritti di tanti, persino del personale amministrativo e del direttore, oltre che articoli e scritti vari apparsi sui giornali in un periodo profondamente indicativo per quanto concerne la situazione attuale del sistema carcerario e le prospettive future.
Sono riuscito e sto riuscendo a lavorare bene malgrado le tensioni e le quotidiane ‘magagne e problematiche’, anche ciò è indicativo ed importante direi per tutti. Prevalentemente opero alla sezione femminile ed ogni cosa che cerco di fare mira a riflessioni per azioni a 360 gradi circa cose piccole e grandi al fine di conquistare una ‘nuova mentalità’, come dire che la poesia, l’arte e la cultura sono in grado di incidere più globalmente sulla realtà e sugli uomini più di quello che si pensa. Non nascondo che una delle mie aspirazioni maggiori sarebbe quella di lavorare stabilmente ‘nella dimensione carceraria’, infatti lo ritengo un terreno fertilissimo e potenzialmente ricchissimo, una specie di sfaccettatura di molte cose che la società esterna vive dentro di sé, due realtà, due entità in simbiosi per cui il miglioramento di una non può prescindere dal miglioramento dell’altra. Mi sono convinto che il vero problema della popolazione detenuta è di natura educativo logistica Perché tanti detenuti non sono disposti ad essere aiutati, acculturati ed affinati se tutto ciò potrà servire ad un autentico inserimento o reinserimento sociale ed esistenziale. Oggi abbiamo un ordinamento carcerario tendente a dare tantissimo al detenuto finché è dentro, ma quando esce, tale patrimonio pare dissolversi e ci sono gli scontri, i duri problemi e la solitudine di coloro che pur debbono rivolgersi alla società per portare avanti e concludere un percorso iniziato ed avente più sbocchi possibili. Per un uomo di cultura ed un operatore nel sociale è un invito a nozze, ecco perché le constatazioni e le riflessioni sono profondamente sincere, cariche di forza e di passione; esse rappresentano tutte cose reali per cui vanno prese con lo scopo di crescerci e di migliorarci. Ricordiamo sempre che è facile scrivere leggi e regole, è difficile sapere cos’è la giustizia, come viverla e vederci tutti in essa, tutti noi umanità, tutti noi società. Ci si rende conto di questo tutto proprio nei momenti forti di una situazione, quindi è e sarà importante l’esperienza che sto vivendo poiché viviamo un momento storico nel sistema penitenziario italiano e non solo, nell’Europa di oggi e per quella di domani anche alla luce di quanto è avvenuto negli anni ’90 dello scorso secolo. Ma in ogni caso le equazioni di fondo per fare fronte ai problemi con dei detenuti è la stessa per tutti loro. Diversi problemi sono causati da mentalità, concezioni, legislazioni e modus operandi che rimangono fermi e rigidi di fronte a cambiamenti ed avvenimenti.
Mi sono reso conto, ad esempio, che è insufficiente costruire carceri nuove se poi non c’è il personale addetto, nel momento in cui si parla di costruire un nuovo carcere vuol dire che le risorse ci sono e quindi si potrebbe già avere un miglioramento nell’esistente per quanto concerne le condizioni complessive di un carcere. Direi poi che è molto importante parlare ed operare a favore di quanto può prevenire il reato, di come preparare il detenuto al ‘dopo’ e costruire le opportunità del reinserimento effettivo, iter conclusivo del percorso carcerario.
I particolari casi di criminalità efferata e di soggetti veramente pericolosi per la loro peculiare follia a parte l’apparenza, rientrano in una dimensione da trattare a sé stante e fortunatamente sono pochi in confronto alla ‘delinquenza normale’ comunemente presente nella vita di ogni società e che da mondo e mondo come si suol dire. Nel rendermi conto di tali cose e valutarle durante l’anno di attività, sento di aver migliorato me stesso, di vedere e vivere questo ‘pianeta umano e sociale’ in maniera diversa, più profonda e matura, posso dire di conseguenza che ne ho tanti riscontri e conferme. Desidero quindi ringraziare per tale esperienza che vorrò continuare ed incoraggiare altri assistenti volontari ad essere portatori non solo di istruzione ma anche di elementi innovativi dei quali le istituzioni debbono tener conto, riguardanti la persona-detenuto, ciò che concorre la gestione di un carcere e le stesse figure istituzionali operanti in primis in esso.
Non credo ciò rappresenti mai un andare oltre a personali e specifici ruoli, infatti coloro i quali esplicano in un carcere servizi così alti possono avere delle coordinate in merito sfuggenti a tanti altri, anche a quelli che in carcere svolgono attività perlopiù tecniche e formali. A riguardo sto portando avanti tanti discorsi, tanti aspetti, tante cose ma deve ovviamente essere così ovunque per giungere a conquiste generali.
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Inshort
di Celeste
Dovremmo tutti rabbrividire al pensiero di una bocca piena di ghiaia. Ma una pietra in bocca può davvero essere piacevole. Almeno ciò sembra essere vero per le gru che abitano i monti Taurus della Turchia meridionale. Queste gru tendono a schiamazzare molto, specialmente mentre volano. Tutto quel chiasso attira l’attenzione delle aquile, che si avventano e le afferrano per il pasto. Le gru esperte evitano questa minaccia raccogliendo pietre abbastanza grandi da riempirsi la bocca. Ciò impedisce loro di schiamazzare e di diventare il pranzo per le aquile. Anche noi persone abbiamo un problema con le nostre bocche. Ma osserva la leggerezza del Re Salomone. Lui scrive nei Proverbi 13,3: ‘Colui che sorveglia la sua bocca difende la vita, ma colui che spalanca le sue labbra avrà distruzione’. E ancora: ‘Le labbra di uno sciocco provocano una discussione, e la sua bocca gli procura i colpi’.
Le gru non sono esseri umani ma sono abbastanza intelligenti da usare una tecnica per evitare i peggiori casi in seguito. E noi che siamo così orgogliosi di essere umani, cosa stiamo facendo? Quali sono le tecniche a cui stiamo pensando per risolvere i nostri problemi? Oppure non ci stiamo pensando affatto?
Quanti dei nostri guai potrebbero essere evitati se imparassimo a controllare le nostre lingue? Quanto dell’angoscia che causiamo agli altri potrebbe essere evitata se stessimo attenti alle nostre parole? Pensa prima di parlare! Fai in modo che le tue parole siano poche. Seguire questa formula può essere efficace come mettere una pietra nella bocca.
Badiamo alle parole che diciamo e manteniamole poche e dolci, perché non sappiamo di giorno in giorno quali dovremo mangiare.
‘Let’ s watch the words we say and keep them few and sweet for we don’t know from day which one we ‘ll have to eat’. E’ meglio pensare a ciò che dici che dire ogni cosa che pensi.
‘It’s better to think what you say than say everything you think’.
Colui che non comanda i suoi pensieri, presto perderà il controllo delle azioni. Un vecchio saggio gufo era appollaiato su una quercia. Più vedeva meno parlava, meno parlava più ascoltava. Perché noi non siamo come quel vecchio uccello?
An old wise owl sat on an oak. The more he saw, the less he talked, the less he talked, the more he heard. Why don’t we like be that wise old bird? In short: parla soltanto quando quello che dirai sarà più bello del silenzio. ‘Talk only when what you will say is more beautiful than silence’.
Ci sono volte in cui dire tutto è sbagliato. ‘There are times when saying everything is a wrong thing. And remember everything you speak’. La nostra lingua può essere la nostra peggiore nemica, controllala per il nostro bene. Costruisci una buona impressione attraverso le tue parole.
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Un Presepe che vale più di mille parole
di don Marino Zorzan,
cappellano della Casa Circondariale di Rovigo
Semplice, essenziale, ma significativo: così si è presentato il presepio preparato quest'anno dai detenuti nella cappella della Casa Circondariale di via Verdi.
Come pavimento alcuni fogli di giornale: una scelta che ha incuriosito parecchi. Perché non il solito muschio?
Questi fogli di giornale rappresentano il nostro quotidiano, la vita concreta con la sua complessità, con le sue sofferenze, con tutte le nostre attese.
E' in questo quotidiano che Gesù ‘nasce anche oggi’, come ricordava la scritta posta al centro del grande fondale blu, puntellato di stelle.
Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù poggiano su una raggiera di strade. Sono strade che partono da Gesù, ancora una volta a sottolineare il suo desiderio di incontrare l'uomo.
Quanto volte Gesù ha percorso le strade della Palestina incontrando l'umanità con il suo carico di dolori, affaticata e stanca, consapevole che solo in Lui, in Gesù, poteva trovare risposta alle sue attese.
Anche oggi Gesù percorre le nostre strade, viene in cerca di noi. Sono le strade privilegiate che conducono a Gesù.
Richiamiamo quei sentieri percorsi dai pastori nella Notte Santa, ricordano quelle assolate piste percorse dai Magi alla ricerca del Re Bambino.
Sono le strade che l'uomo di sempre, pellegrino dell'Assoluto e mendicante dell'Amore, percorre. Sono le strade che anche noi vogliamo percorrere per arrivare a Lui.
Questo è il messaggio che la comunità dei detenuti ha inteso racchiudere nel presepio 2006; questo è il messaggio che ci consegnano: essere donne e uomini mai stanchi di percorrere quelle strade lungo le quali Cristo viene incontro a noi.
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Stai sereno
di Celeste
‘Be still my child and know that I am God. Wait though patiently, I know the path you trod. So falter not, nor fear nor think to run and hide for you, I hope and strenght, am waiting by your side’.
‘Stai sereno figlio mio, e sappi che io sono Dio. Aspetta pazientemente, io conosco il tuo sentiero. Allora aspetta, non vacillare, né avere paura, ne pensare a correre e nasconderti perché io, tua speranza e tua forza, sto aspettando al tuo fianco’.
‘Your life is God’s gift to you, what you do with it is your gift to God’.
La tua vita è il dono di Dio, quello che tu ne fai è il tuo dono a Dio.
Don’t grumble if you don’t have what you want, but be thankful coz you don’t get what you deserve.
Non ti logorare se non hai quello che vuoi ma sii grato perché non ricevi quello che ti meriti.
God doesn’t ask you to be the best, just do your best.
Dio non ti chiede di essere il migliore, solo di fare del tuo meglio.
It’s better to lend a helping hand than to point an accusing finger.
E’ meglio dare una mano che puntare un dito accusatore.
If you pause to think you can have a cause to thank.
Se ti fermi a pensare, lo trovi un motivo per ringraziare.
Those you deserve love the least, need it most.
Quelli che meritano amore al minimo, ne hanno più bisogno.
God give us strenght to face our problems, not to flee from it.
Dio ci dà la forza per affrontare i problemi, non per fuggire da essi.
Trust God to move your mountain but keep on climbing little by little is the strategy for victory.
Confida in Dio per muovere la tua montagna ma continua ad arrampicarti poco a poco, è la strategia per la vittoria.
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Week end uggioso
di Cristina
Strana atmosfera
avvolta nel grigiore di questo fine gennaio.
Non vi sono particolari eclatanti.
Non si percepiscono tensioni
c'è uno stato di torpore
quasi ad assecondare
i ritmi fitti di vuoti
protesi come un abbraccio.
Sereno il nostro risveglio
seguito dalla preparazione
dell'immancabile caffè.
Automatici quei gesti a scandire
la ‘conta’, il ritiro della colazione,
l'inizio delle pulizie della cella.
Generalmente ci sono impegni e interessi
motivo per alimentare discussioni, consulti,
frazionando i tempi per condurre ognuna
all'occupazione del caso.
Oggi, beh, oggi tutto va a rilento,
ci siamo, niente è stato trascurato nelle priorità
della giornata, ma oggi si respira un'aria
meno reattiva, una silenziosa tendenza
a lasciarsi cullare ‘dal nulla’.
Ma, in fondo, ‘quel nulla’, non si traduce
in sentimenti di resa, di apatia,
di staticità, semplicemente
è l'oblio di oggi, un lasciarsi
andare nella strana
atmosfera avvolta nel grigiore
di questo fine gennaio.
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Reinserimento
di Cristina B.
Reinserimento, inserire nuovamente, il concetto costituzionale sul quale si fonda il senso della reclusione. E, in virtù di tale principio, segue la logica secondo cui la punizione di reati contesta e, decretati con una condanna dalle illustri Corti del Tribunale, equivale a confermare una custodia in strutture protette, ossia in carcere.
Anche il termine ‘strutture protette’, pare più confondersi con la sicurezza di proteggere la società, salvaguardata appunto, dalle risposte ai clamori, timori dei cittadini liberi, confortati dalla solidità murale, entro la quale parcheggiare elementi pericolosi e delinquenti. Immeritevoli, se non di essere allontanati, praticamente contenuti nelle esemplari strutture protette, pezzi grandi e piccoli, vecchi e, meno fatiscenti che, sono parte presente in ogni località sul territorio. Un’ isola, una realtà a sé.
Altamente istruttivo sarebbe l’ingresso di quei cittadini liberi, ancorati a un giustizialismo associato alla certezza della pena. L’interesse di conoscere le realtà dietro ai perimetri, esempio di strutture protette, dove il reo, merita di imparare la ‘lezione’, apprendendo i sani insegnamenti dell’inserimento nuovo, obiettivamente, è di nessuno.
Nessuno sono i cittadini, convinti dell’efficacia, confortata dalla fisicità, concreta, del carcere. Chi ne conosce le sfumature e tocca la vita diversa per ognuno degli ospitanti delle strutture sono principalmente i familiari.
Familiari che affrontano lunghi viaggi quando, le esigenze ministeriali, conducono a più trasferimenti, da un carcere ad un altro.
Rotazione e impostazione che non stupisce il popolo dei detenuti, ma, parte del percorso del nuovo inserimento…
Riferimento alcuno al trambusto psicofisico del cambio, considerato routine nell’ambiente struttura protetta. Associazioni di volontariato espongono le devastazioni presenti nell’assemblaggio di esseri umani che, tali, rimangono essenzialmente per la loro dignità e, non certamente dall’esempio, nella pratica, di come si svolge il nuovo inserimento.
Contorti i percorsi della politica, cavilli su applicazioni semplificanti. Aumentano i costi da sostenere, aumenta vertiginosamente il numero dei detenuti e, invariato quello delle occupazioni lavorative. Dichiarato dal ministero è la mancanza di fondi per sostenere le spese.
Conviene? 21 atti di clemenza, arenati al 1990, 15 anni di speranze volate negli animi dei detenuti, tra carcere e carcere, accesi attimi nei quali aleggiava l’aria di condono.
Giubileo, la morte del Santo Padre, il cambio del Governo, gran fervore nei dialoghi, cercando un riscontro affermativo tra le sezioni e nei cortili, adibiti ai passeggi, delle strutture protette.
C’è qualcosa di positivo a cui appigliarsi, spiragli di luci che, si spengono quanto le onde spumeggianti, infrante sugli scogli con fragore per poi ritirarsi, disperdendosi nella calma piatta del mare. Calma piatta apparente.
L’esubero dei detenuti da reinserire si muove, implodendo le dignità violate in spazi ristretti, condizioni igieniche tutte da verificare. Voi giustizialisti, dovreste cogliere l’invito e, guardare da vicino, con i vostri occhi, uno sguardo sulla realtà, accantonando la forza del parlare, dire, affermare, senza conoscere e, rifiutando di andare oltre alle convinzioni. Convinzioni dettate più dal menefreghismo, dipinto da ipocrita perbenismo, che da un’intelligente, umana, riflessione.
Dopo anni, trascorsi in branda, per lo più, aspettando l’operatore indispensabile a stilare relazioni sul detenuto, sviluppandone il percorso del nuovo inserimento, alla peggio, si arriva al fine pena.
Così, quel detenuto, può ritenersi libero dalla chiusura nelle strutture protette e, quali garanzie porta con sé, nel suo curriculum di nuovo inserito?
Tempo, anni di distacco dal mondo reale, totale spiazzamento, altroché inserimento o, reinserimento, come cita la Costituzione rispetto alla funzione del carcere!
Alla luce della recente concessione dell’indulto, sconto di tre anni sulla condanna (sempre nei termini erogati secondo il condono, 1 agosto 2006), s’è registrato un calo notevole della popolazione detenuta, nell’immediato, poiché sono dati che subiranno ulteriori incrementi.
L’indulto infatti rimane un avvenimento straordinario che va completato con la riforma della giustizia e la ricerca di percorsi e programmi alternativi alla carcerazione, includendo una profonda riflessione sugli scopi della pena.
Le notizie sui contenuti economici del collegato alla ‘finanziaria’, portano ancora ulteriori tagli per il Ministero e allora cosa ci resta da sperare?
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Voli di dentro
(poesie e quant’altro)
INDULTO
Tre anni ‘condonati’,
meglio dire ‘in sospeso sono andati’,
non tre anni regalati o, cancellati!
E non per tutti i reati contemplati,
giusta l’esclusione di alcuni più indegni,
pesante quel rimarcarne il veto, per altri.
16 anni di attese, vane speranze fra la massa,
sempre più compressa nelle carceri,
vuoti di concretezze,
strascico d’amarezze,
concepite nelle foci di un fiume pieno di grandi parole
ma, inquinato dalle sue stesse voci.
Ma, dentro, dietro a quei cancelli,
si sono consumati drammi e abusi,
lasciando solo a pochi una luce
lungo i tratti di un percorso fitto d’incognite.
Il 1° agosto, è iniziato il deflusso…
Aperti i portoni, dei 63.000 detenuti,
a grappoli ne sono usciti.
Increduli, felici, emozionati,
in fretta il bagaglio hanno preparato,
anche i grandi sacchi neri, utili nell’immediato,
parecchi se li son portati,
riempiti nel frastuono della libertà…
per molti , una realtà!
Gioia in tutti i cuori, felicità e maggior serenità,
anche per gli altri, coloro che attendono
il loro momento e, sono ancora dentro.
Intanto si godono il respiro meritato,
d’essere carcerato ma, meno pressato,
alleggerito dal patimento aggiuntivo
del disumano stato detentivo.
Si respira…minore la tensione, la vivibilità e,
più spazio, pur nella reclusione.
Benvenuto indulto!
Benvenuto come le piogge
dopo una stagione d’arsura…
…16 anni!…
Benvenuto, perché l’arsura non s’è placata,
si respira ma, ancora, emergono affanni,
portati dalle voci del fiume pieno di grosse parole e,
tanto misero di mezzi…
A te, Indulto, ancora il benvenuto,
in questo agosto 2006
Cristina B.
FERRAGOSTO
Ferragosto, uno dei ponti festivi, per molti trascorsi in carcere…come?
Nella routine! Giorni come altri, organizzati nel tempo riempito da quelle occupazioni, inventate, decise, scandite dall’estro delle persone recluse.
Ferragosto diventa emblematico nell’esaltazione del caldo opprimente, carenza d’acqua e compressione di corpi, rinchiusi quasi 24 ore in cella.
Uno specchio della realtà, ironia e paradosso del concetto di un ‘ferragosto’ vacanziero!
Cristina
LE... ROSE!
Le rose tornano a spuntare fra le verdi fronde
celandosi nel novizio bocciolo…
Poche ore e, fra quel verde fogliame
appariranno, nelle forme delicate,
da tutti molto apprezzate,
dolcemente profumate.
Prezioso dono dell’amato,
il suo messaggio nel tuo cuore innamorato
s’incide ridente
fra le rose e le sue spine
lungo lo stelo sporgente.
Delicati petali, densi di tenerezza
pregni di mille sfumature,
stupendi nella completezza.
La rosa dell’amore
non ha timore, anche le sue spine
non provocano dolore,
esprimono soltanto il linguaggio
dell’amore!
Cristina
CAMPIONI DEL MONDO
Gioia, gaudio, tripudio! L’Italia esulta, festosa, acclama la nazionale dei calciatori vittoriosi. Uniti nel sentirsi italiani, legati dalla stessa bandiera, un’unione stretta, che percorre l’Italia intera.
Tutti fratelli, tanti sorrisi, elogi meritati ai calciatori, duramente impegnati, a quell’allenatore privo di macchia e d’inganno, allargatosi nell’ambiente calcistico, per creare danno alla lealtà sportiva, privilegiando il guadagno, comprando e svendendo, rendendo lo sport indegno!
Vittoria, dunque, sottolineata nei discorsi del Ministro del Consiglio e dal Presidente Napolitano, il quale ammette la soddisfazione di essere uniti mentre difficile è riuscirci per cause diverse ma comuni. Un sottile invito, il suo!
Gioia, gaudio, tripudio…
Nulla da eccepire, è stato un cumulativo gioire, anche da dietro le sbarre s’è tifato.
L’amaro torna a farsi sentire quando, spenti i clamori di una nazionale ‘campione del mondo’, svanito l’anestetico ad ogni preoccupazione personale, tocchiamo la totale insensibilità all’unione per raggiungere mete di solidarietà. Prove di civiltà e prese di posizione comuni per migliorare la società, guardando in faccia i suoi mali.
Utopia, un carosello all’insegna di ‘siamo Italiani veri’, uniti anche nel sostegno dei diritti violati, guardando là, dietro i blindati, verso i carcerati!
Cristina
IL VIAGGIO
(Spaziando oltre i contesti
obsoleti dei viaggi carcerari!)
Il viaggio è una costante
nella vita se si ama
allargare i propri orizzonti.
Il viaggio ti affascina fin dal momento
in cui lo immagini,
ne accarezzi la destinazione
gustandolo quando ci sei immersa
attratta da ogni sua piccola
sfumatura,
incuriosita d'entrare nell'anima
in quel che ti circonda.
Cogli suoni, sembianze, colori, odori,
usanze, lingue e culture.
Un vaso di creta che prende forma
e le mani lo assecondano
plasmandosi con esso.
Il viaggio ti avvolge, tu sei nel viaggio.
Il viaggio entra in te, tu nel viaggio.
Cristina
EVAPORAZIONE
Le dolci gocce della pioggia mi sfiorano la pelle.
All’improvviso penso ‘evaporazione’ e se io fossi uno zuccherino…
mi scioglierei nell’acqua.
E poi volerei sulle nuvole per scendere in forma di gocce cristalline.
E poi nei fiori e nei profumi che tanto cambiano l’umore.
Scendere su una rosa sbocciata e poi… e poi…
Se tutto questo fosse possibile allora …evaporerei.
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Il Vescovo per il Natale
a cura della redazione
E’ stata celebrata il 24 dicembre, dal Vescovo della diocesi di Adria-Rovigo mons. Lucio Soravito de Franceschi, la Santa Messa di Natale per gli ospiti della Casa Circondariale di Rovigo.
Una numerosa partecipazione e momenti di commozione hanno caratterizzato l’ormai tradizionale celebrazione eucaristica che mons. Soravito ha presieduto affiancato dal cappellano del carcere don Marino Zorzan e da don Umberto Rizzi. L’animazione della liturgia è stata curata dai giovani volontari del coro del carcere, i ragazzi che tutte le domeniche scelgono di recarsi in carcere per offrire un po’ di allegria e di calore con la loro musica e le loro voci.
Oltre al direttore della casa circondariale Fabrizio Cacciabue, c’erano gli scuot del Masci che hanno portato sull’altare la luce di Betlemme, segno di Gesù che viene ad illuminare le tenebre nella notte dell’anima. All’inizio della celebrazione eucaristia, nell’ordine, i detenuti e le detenute hanno letto un messaggio di benvenuto, carico di affetto e di letizia.
‘Carissimi fratelli e sorelle – ha detto il Vescovo - sono venuto a trovarvi, a portarvi un annuncio di speranza, a promuovere la vostra fiducia in voi stessi, a pregare con voi’.
Ha rivolto un invito a non avere paura di Dio: ‘perché Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi perché ci ama e ci vuole pienamente vivi. Dio si è unito ad ogni uomo. Per questo ogni uomo, oltre a essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio, è ricco di Dio, è un ben di Dio’.
Ha ricordato quindi le parole di Baden Powel, fondatore dello scoutismo, il quale sosteneva che in ogni uomo, anche nel più disgraziato, ci sono cinque centesimi di buono.
‘Chi mi dice che c’è in tutti questo capitale di bene? Me lo dice la fede cristiana: questo capitale di bene è l’amore che Dio ha seminato nel cuore di ogni uomo, grazie al quale, anche chi ha sbagliato, può diventare un santo. Certo, chi compie delle azioni sbagliate, chi fa del male, sfigura l’immagine di Dio, ma non la cancella. Chi commette un’azione cattiva, pecca contro l’umanità, ma non perde la sua umanità; continua a essere persona. E come tale va rispettato; anzi, va aiutato e ricostruire la sua vita’.
Infine ha fatto due proposte. La prima: al di là dei difetti e degli eventuali sbagli, scoprite il bene che c’è in voi e valorizzatelo, fatelo sbocciare, fatelo crescere. E’ questo il vostro Natale. Per questo è necessario che ‘gareggiate nello stimarvi a vicenda’. Non rimanete ‘ingessati’ nella memoria degli errori del passato, ma progettate il vostro futuro, facendo leva sulle possibilità di bene che ci sono in voi. La seconda: condividete tra di voi non le esperienze negative, ma le esperienze positive che avete fatto, il bene che c’è in voi, per rendere il vostro cammino meno impervio. Quando facevo i campi mobili con i giovani della mia parrocchia sulle montagne del Friuli, c’era sempre qualche giovane che si lamentava, perché era stanco. E allora gli dicevo: ‘Non lamentarti, perché rendi la salita più pesante anche agli altri. Piuttosto, guarda se c’è qualcuno che è più stanco di te e dagli una mano. Vedrai che sentirai di meno la tua stanchezza’.
E’ la proposta che faccio a voi. E allora trasformerete questa ‘casa di pena’ in una ‘casa di cura’ per ‘malati nello spirito’, dove il primo medico curante è Cristo stesso, che viene in mezzo a noi ‘perché abbiamo vita e vita abbondante’. Per questo vi auguro: Buon Natale!
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Lettera
Vorrei parlarti con lo sguardo ma non riesco a farlo da troppo tempo. Avrei tante cose da dirti ma ho paura di nuovo di non essere capita. Non trovo le parole giuste ogni volta che vorrei parlarti a voce, non trovo le parole per dirti che ogni volta che sento la tua presenza il mio cuore salta dal suo posto. Non è bello ma con tutto questo riesco a capire la tua e la mia posizione e alla fin fine credo che sia solo una illusione mia, non lo so perché tutto è a pezzi, forse ci sarà un tempo o forse non ci sarà per spiegarti tutto personalmente. Spero che scrivendomi capisci che per me potrebbe dire qualcosa oppure tanto quello che leggo, ma di una cosa sono certa, cioè che sei abbastanza maggiorenne per capire cosa stai facendo! Ti voglio bene, quando ci sei e quando non ci sei.
Tutto è successo in breve tempo ma vorrei che tu fossi in grado di capirmi e di sostenermi come meglio pensi. Spero che la mia sincerità (come succede di solito), non danneggerà la nostra amicizia, ma piuttosto, se fosse possibile, apprezzerai il mio modo di essere. Sarei molto contenta.
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