“COLPA E PENA, PER UNA NUOVA CULTURA DELLA   GIUSTIZIA
  Atti del convegno di Bergamo del 13 maggio 2000.

  Ed. Delegazione Caritas della Lombardia.

Interventi di: Roberto Amadei (Vescovo di Bergamo), Virgilio Balducchi (delegato regionale cappellani delle carceri), Luciano Eusebi (docente di diritto penale Università Cattolica), Carlo Maria Martini (arcivescovo di Milano), Giancarlo Caselli (capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), Livio Ferrari (presidente Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia), Carlo Federico Grosso (presidente Commissione di studio per la riforma del codice penale), Giuseppe Merisi (vescovo Conferenza Episcopale Lombardia) e Giorgio Acquaviva (presidente regionale Ucsi).

   

Una proposta dei Cappellani delle Carceri e della Delegazione Caritas della Lombardia. Il Convegno fa riflettere sui possibili percorsi di riforma dell´amministrazione carceraria e si inserisce nel più ampio dibattito sulla giustizia promosso dai Cappellani delle Carceri e dalle Caritas lombarde. Quale prevenzione criminale e quale giustizia oggi? Con quali strumenti si può restituire dignità sia alle vittime dei reati sia a coloro che li commettono?
“L´incontro quotidiano con le persone detenute e le loro famiglie ci consegna un mondo di esclusione sociale a cui il carcere non serve né da freno all´illegalità né da luogo di inizio di recupero sociale.
Per la maggior parte si tratta di tossicodipendenti e di stranieri con continue e ripetute carcerazioni; assistiamo, di fatto, all´inutilità del carcere nella prevenzione dei reati e ad un imbruttimento delle persone. D´altra parte nella società cresce la legittima richiesta di sicurezza; per conciliare nel concreto le esigenze di sicurezza sociale e di effettivo sgancio delle persone dall´illegalità è necessario pensare strumenti nuovi nella gestione della giustizia che permettano di intervenire là dove i conflitti sorgono per ricomporre la fratture.
Alcune riforme legislative in tal senso sono in progetto ma rischiano di essere scorciatoie per i mali cronici della gestione della giustizia che non promuovono una nuova cultura della giustizia condivisa e rispondente anche alle esigenze delle vittime dei reati.
Come comunità cristiane siamo chiamati ad avere cura di tutti e a porre dei segni che rendano praticabile il perdono e la riconciliazione da parte dei credenti, elaborando proposte che diventino condivisibili nella società.
Come cappellani e operatori Caritas stiamo già operando per rendere praticabili percorsi di risocializzazione e riconciliazione, accogliendo e promuovendo, per esempio, cammini di riappacificazione nelle famiglie dei detenuti e nelle comunità cristiane. Cogliamo segni che rendono possibile la gioia della realizzazione del Regno di Dio.
Riteniamo pertanto importante e possibile proporre alle comunità cristiane e alla società civile l´esigenza di riflettere su possibili percorsi di riforma dell´amministrazione della giustizia.
Per questo nell´anno giubilare, anno di liberazione, proponiamo una riflessione che ridiscuta quale prevenzione criminale e quale giustizia vogliamo e con quali strumenti restituiamo dignità e libertà sia alle vittime dei reati che a coloro che li commettono”.