[torna alle News]

 LA PASTORALE DEL PERDONO PER IL SINODO DIOCESANO

Nel corso dell’incontro tenutosi in preparazione del Sinodo al Centro Don Bosco con il Vescovo mons. Lucio Soravito De’ Franceschi, il Centro Francescano di Ascolto ha proposto che sia alimentata la “pastorale del perdono”, per dare segnali concreti di attenzione e accoglienza delle persone in difficoltà.

 

Il nostro incontro di volontari, in un atteggiamento di fede = il Signore mi ha chiamato a questo, avviene da quasi vent’anni con persone emarginate e segnate dalla sofferenza subita e causata. Noi siamo profondamente convinti che il “Centro Francescano di Ascolto” è un’opera di carità voluta dal Signore, le prove sono tante ma, soprattutto, è evidente che con la nostra pochezza non saremmo stati in grado di essere “prossimo” come ci è stato indicato con estrema chiarezza nella Sacra Scrittura.

Il nostro è un osservatorio privilegiato da una parte: perché ci fa incontrare tanti volti di Gesù Crocifisso; scomodo dall’altra perché ci fa sentire e provare la solitudine di stare accanto a chi non è amato.

Noi incontriamo chi ammazza, violenta, ruba, tradisce, ma anche chi è diverso nelle scelte di vita e nella sua natura sessuale. Ognuno però è un fratello e una sorella che chiede aiuto, che sta male e tende una mano.

Le nostre possibilità di risposta sono assai limitate, soprattutto per quella distanza che c’è nei nostri territori tra chi solo dice e chi invece fa! Questo non ci lascia nello sconforto però, perché la solidarietà noi la promuoviamo ma non la pretendiamo. Non ci arroghiamo ruoli di coscienza ma ci sentiamo “servi inutili”, per l’insegnamento del nostro ispiratore San Francesco di Assisi, che si fidano del Signore e per questo, anche se in talune occasioni sentiamo la diffidenza proprio dei fratelli che professano la nostra stessa fede, ripeto per questo siamo sereni e mettiamo il nostro operare al servizio della volontà del Padre.

 

Cosa possiamo dire al Vescovo Lucio che nella sua esperienza già non conosca? Niente! Possiamo solo evidenziare alcuni percorsi che potrebbero essere sperimentati per dare dei segnali concreti rispetto al dolore e all’emarginazione che vivono tanti fratelli e sorelle.

Per esempio: aprire i luoghi, taluni vuoti o semivuoti, delle parrocchie, conventi, case religiose, etc., all’accoglienza di chi ha bisogno di un aiuto, col sostegno dei volontari delle nostre associazioni. Questo riteniamo sia un progetto assolutamente realizzabile. Ma prima di giungere ad un atteggiamento di “abbraccio” di queste dimensioni dovremo fare mente locale su alcuni fattori negativi che a tutt’oggi è ancora difficile scardinare: la paura e la vendetta.

La paura può essere superata attraverso la conoscenza, solo la comprensione reale e concreta delle questioni e delle problematiche può demolire le apprensioni e lasciar posto alla disponibilità.

Più ostica è la questione riguardante la vendetta. Il male che certe persone fanno ad altri simili alza dei muri invalicabili che chiudono ogni possibilità di incontro. Tutto questo perché ci si dimentica della nostra dimensione vera: quella cioè che siamo esseri imperfetti e produttori di continui errori. La dimensione dell’errore fa parte della nostra natura umana, ma noi cristiani abbiamo avuto un dono straordinario, un regalo senza il quale non esisterebbe tutto il resto, il sacramento della riconciliazione, abbiamo avuto in dono “il perdono”!

Il Vangelo è ricco di brani in cui ci viene evidenziato come il perdono viene elargito da Gesù Cristo a piene mani, senza distinzione dell’entità dell’errore commesso e della condizione di chi l’ha fatto. E’ da sottolineare, poi, come ci si dimentica, in genere, che anche verso Caino non c’è lo spirito umano di vendetta. A sproposito molti lo citano a suggello di un’idea di quasi autorizzazione ad un’azione di ritorsione nei confronti di chi fa del male, non ricordandosi che il passo della Genesi cita testualmente: “…Caino disse al Signore: - …Sarò vagabondo e fuggiasco, e chiunque mi troverà potrà uccidermi – Ma il Signore gli rispose: - No, chi ucciderà Caino sarà punito sette volte più severamente. – E il Signore mise un segno su Caino: se qualcuno l’incontrava non doveva ucciderlo…”.

Ecco perciò che tutti noi cristiani viviamo in continuazione la dimensione e l’esperienza fantastica di essere perdonati, che significa poi essere amati, perché il perdono non è disgiunto dall’amore. Ma, al momento della prova, succede che noi difficilmente perdoniamo, anzi chi perdona sembra quasi un eroe…probabilmente questo accade perché anche raramente amiamo, non nell’accezione terrena e fisica ma in quella dell’esempio di Gesù che è morto per noi, per l’amore che nutre nei nostri confronti.

Allora, tra le tante proposte da avanzare al Vescovo Lucio, ci sentiamo di chiedere di alimentare la “pastorale del perdono”, che potrebbe produrre un effetto a cascata e liberare i cuori di tante persone dall’egoismo, dall’inquietudine, dalla paura, dalla lontananza, per un abbraccio che non chieda conto del colore della pelle, né del passato, ma sia proteso verso il futuro, con speranza e fiducia nell’azione del Cristo risorto.

 

 [torna alle News]