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LA LEGGE GOZZINI NON SI TOCCA

 

 

In relazione alle proposte di modifica delle leggi riguardanti l'esecuzione penale, gli aspetti premiali, etc., anche la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia ha emesso un suo comunicato in cui mette in guardia contro i tentativi di svuotare la legge Gozzini e tutto quanto ruota intorno al trattamento penitenziario per il reinserimento delle persone detenute.

 

 

CONFERENZA NAZIONALE VOLONTARIATO GIUSTIZIA

 

 

 

LA LEGGE GOZZINI NON SI TOCCA

 

La Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, rappresentativa di associazioni ed enti nazionali e locali impegnati nel sociale e sui diritti, esprime grande preoccupazione ed unisce la sua voce al coro di proteste sollevato dal disegno di legge Berselli, mirante a riformare pesantemente la legge 26.07.1975 n. 354 “Gozzini”.  Con le modifiche oggi proposte in sei articoli, la Gozzini, pensata e scritta per rispondere al dettato costituzionale e all’interesse della società civile per il recupero ed il reinserimento dei condannati, verrebbe praticamente svuotata dei suoi contenuti di grande civiltà, rendendola inefficace. La legge 354, con i successivi aggiustamenti, si è rivelata una formula giusta, equilibrata,  che in oltre trent’anni ha prodotto indiscutibili successi e molti di più ne avrebbe prodotti se fosse stata applicata in modo più coraggioso. Si è visto infatti che attraverso i percorsi premiali e la concessione delle misure alternative al carcere, come la semilibertà e l’affidamento, almeno l’80% di chi ne ha usufruito ha abbandonato i percorsi devianti per rientrare nei circuiti di una vita normale ed onesta, mentre la propensione a delinquere permane in chi sconta per intero la pena in carcere all’incirca nella stessa percentuale. Ciò risulta dai dati ufficiali forniti dal Ministero della giustizia, non è un’invenzione  dei sostenitori della Gozzini.

Eliminando invece – come vuole il disegno di legge Berselli - la liberazione anticipata per buona condotta, allungando e raddoppiando i tempi di espiazione della pena, prima di poter ottenere un permesso premio o le misure alternative, si preclude praticamente al condannato la possibilità di avviare all’esterno un serio percorso riabilitativo, ben sapendo quanto siano peraltro carenti o inesistenti all’interno degli istituti penitenziari strumenti trattamentali, risorse umane e finanziarie. Non basta certo a giustificare questo assurdo “giro di vite” il motivo che di tanto in tanto qualche semilibero o affidato torni a commettere reati anche molto gravi. Si tratta certamente di casi che fanno scalpore e che andrebbero attentamente vagliati per evitarne il ripetersi. Ma è illogico e dannoso far pagare a tutti i condannati le conseguenze di questi fallimenti, perché in realtà gli effetti negativi della fortissima limitazione dei percorsi riabilitativi esterni ricadrebbero più pesantemente sull’intera società. Infatti non conviene a nessuno rinunciare alla rieducazione ed al reinserimento soltanto per il gusto di lasciar marcire in carcere persone che infine usciranno, allora sì peggiori di prima e quasi certamente irrecuperabili.

Eppure, a fronte di un clima di paura, a nostro avviso ingiustificato, che si sta spargendo nel nostro Paese tanto da far gridare all’emergenza sicurezza, pur di ottenere consensi politici non si esita a distruggere anche leggi che funzionano. Si adottano misure straordinarie, eccezionali, come se l’Italia fosse praticamente in stato d’assedio. Si generano sentimenti di xenofobia che poi è difficile tenere sotto controllo. E non è certo il carcere la risposta risolutiva che può pacificare gli animi e sconfiggere la criminalità. E’ facile percorrere la strada della repressione quando non si è capaci di prevenire quei processi che inevitabilmente alterano il tessuto sociale, creando ingiustizie e diseguaglianze.

La Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia chiede alle forze di governo di arrestare lo smantellamento della riforma dell’ordinamento penitenziario, valutando piuttosto l’adozione di modalità penali e sanzionatorie che consentano a chi si è macchiato di reati di correggere la propria condotta attraverso strumenti riabilitanti, come l’istruzione, la formazione e l’avviamento al lavoro, l’impegno gratuito in attività socialmente utili, percorsi di mediazione penale, risarcitori e di riconciliazione. Tutte attività in cui il Volontariato penitenziario (oltre 8.000 operatori) è impegnato da decenni, in cui crede fermamente e a cui non intende rinunciare per i tornaconti della politica.

 

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