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I MAGISTRATI DI SORVEGLIANZA DALLA PARTE DELLA GOZZINI

Il Coordinamento Nazionale dei Magistrati di Sorveglianza riunito in Firenze nei giorni 20 e 21 giugno 2008, preso atto delle proposte che intendono modificare il sistema della pena detentiva, hanno emesso un comunicato di forte preoccupazioni per eventuali restrizioni delle misure alternative.

 

Il CONAMS ritiene doveroso offrire ai responsabili delle scelte di politica legislativa il contributo dell'esperienza di chi svolge attività giudiziaria a continuo contatto con il mondo del carcere e della pena.

Qualunque riforma della pena deve contribuire a realizzare la finalità costituzionale consistente nella rieducazione. Sono coerenti rispetto a tale finalità margini ragionevoli di flessibilità della pena inflitta, che non può rimanere rigidamente immutabile senza tenere conto delle trasformazioni del condannato, la progressività del trattamento penitenziario ed il divieto, più volte affermato dalla Corte costituzionale, della regressione incolpevole rispetto al percorso già svolto.

 In questo quadro, la liberazione anticipata e istituto che, pur presentando profili critici specie nella sua estensione alle misure esterne al carcere (affidamento al servizio sociale e detenzione domiciliare), favorisce l'acquisizione della abitudine alla responsabilità da parte dei detenuti, oltre a diffondere nel carcere condizioni di vivibilità senza il ricorso sistematico all'uso della forza e alle sanzioni disciplinari. Occorre, pertanto, valutare con attenzione la proposta di completa abrogazione di tale misura.

Circa gli altri benefici penitenziari, dei quali si propongono forti restrizioni, è dimostrato che le misure alternative al carcere sono concesse in linea di massima senza eccessi di larghezza e che esse hanno buon esito in altissima percentuale con ricadute favorevoli sul tasso di recidiva dei condannati.

L'impegno riformatore piuttosto che alla drastica riduzione di tali misure deve essere rivolto a fornire più forti strumenti di accertamento, maggiori risorse e migliori criteri di elaborazione all'Amministrazione penitenziaria e a tutti gli operatori, la cui attività concorre ad adottare le difficili decisioni della giurisdizione di sorveglianza.

La sicurezza non è soltanto una domanda che proviene dalle persone e dalla società, ma è espressione di un bisogno fondamentale, avvertito e profondamente condiviso da chi opera nella trincea del carcere.

Sappiamo però, e vogliamo testimoniare, che il modo migliore di realizzare la sicurezza passa attraverso un sistema penale improntato alla giustizia in ogni suo momento: nel processo, nella esecuzione della pena, nell'attività di recupero del colpevole.

Firenze, 21 giugno 2008

 

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