[torna alle News]

IL GRUPPO ABELE SUL DISEGNO DI LEGGE MARONI-CARFAGNA
CHE RENDE REATO LA PROSTITUZIONE IN STRADA

                  

Non risponde alle evidenze scientifiche e ai dati fino ad oggi raccolti affermare che “è soprattutto in luogo pubblico che si perpetrano le più gravi fattispecie criminose finalizzate allo sfruttamento sessuale”. È invece il luogo chiuso, l’appartamento, la casa isolata, il circolo privato dove si può violare meglio chi è fragile e sfruttato. E’ il luogo dove ci sono più minorenni e dove le donne sono di fatto più indifese per l’impossibilità di ricorrere a qualsiasi aiuto.

Il Gruppo Abele dice NO al progetto di legge sulla prostituzione di strada.

 

La strada è pericolosa, è vero. In particolare in quei luoghi isolati (boschi e periferie) dove spesso vengono spostate le donne. Ma è raggiungibile dalle forze dell’ordine e soprattutto da chi può dare aiuto, fare prevenzione sanitaria, informare che uscire dalla prostituzione forzata si può.

Rendere la prostituzione in strada un reato per le prostitute e per i clienti è assolutamente controproducente.

Chi vuol fare questo si deve prendere la responsabilità di:

È evidente che il disagio che la prostituzione e la tratta creano in alcune zone della città debba essere affrontato e gestito, ma senza scorciatoie illusorie o semplicemente spostando il problema da un luogo all’altro.

In questo senso il Gruppo Abele, in collaborazione con molte altre realtà del pubblico e del privato, ha attivato un progetto rivolto alle amministrazioni di tutta la Regione Piemonte con l’obiettivo di aiutare a meglio gestire i fenomeni sul loro territorio e a contrastare efficacemente il fenomeno della tratta.

Associazione Gruppo Abele

Ufficio Comunicazione e Stampa Gruppo Abele

corso Trapani, 91/b – Torino

Mirta Da Pra Pocchiesa

cel. 335 7423588

tel. 011 3841072

fax 011 3841091

www.gruppoabele.org

 

 

COMUNICATO STAMPA

No al disegno di legge sulla prostituzione

Le proposte avanzate dalle principali organizzazioni attive nel settore

sono state completamente disattese dal Governo

Dinanzi all’allarme e al disagio che diversi cittadini e alcune collettività manifestano nei confronti del fenomeno prostituzione non ci sono scorciatoie: occorre tenere insieme la tutela dei diritti delle vittime di sfruttamento sessuale, il sostegno all’inclusione sociale per chi si prostituisce e vorrebbe una alternativa, il contrasto delle organizzazioni criminali, le esigenze di sicurezza che – per essere tale – non può che venire declinata come “sicurezza sociale” e riguardare tutti, comprese le persone che si prostituiscono. È questo il messaggio che alcune delle più qualificate organizzazioni che operano nel settore della prostituzione e della tratta – ASGI, Associazione Gruppo Abele, Associazione On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Coop. sociale Dedalus, Save the Children – hanno mandato al Governo presentando un proprio documento di analisi e proposte.

Le organizzazioni firmatarie del testo sottolineano che la conciliazione di queste diverse esigenze è già praticata ogni giorno in tante città della Penisola: si tratta di quel “modello italiano” che ha fatto del nostro Paese il punto riferimento nello scenario internazionale in materia di tutela delle persone vittime di grave sfruttamento e di tratta. Un approccio che ha permesso di proteggere la persona sfruttata e vittima di tratta che decide di uscire dal racket; proporle occasioni di formazione e inserimento sociale e lavorativo; favorire la denuncia degli sfruttatori; rafforzare la collaborazione tra enti locali, associazioni, magistratura, forze dell’ordine; intervenire per gestire gli eventuali conflitti che si creano con i residenti. 

I promotori del documento hanno chiesto, perciò, al Governo di rafforzare questo modello che, tra le altre cose, ha portato il nostro Paese al primato negli arresti e processi per reati di tratta e correlati. Vietare la prostituzione in strada – come proposto dal Governo nel disegno di legge – significa invece spingere chi si prostituisce nel sommerso degli appartamenti, dove chi è sfruttato lo sarà ancora di più, invisibile per forze dell’ordine e operatori sociali.

Delusione, dunque, degli enti poiché il Governo ha ignorato le richieste di incontro e i contenuti del documento. Eccone alcuni passaggi-chiave, con le argomentazioni che gli enti contano comunque di portare nel dibattito che seguirà:

Alla luce di tutto ciò le associazioni firmatarie esprimono la loro contrarietà con la linea di Governo, e avanzano una serie di proposte volte a garantire i Diritti fondamentali delle persone.

Tra le proposte:

Il Documento è a cura di:

Asgi, Associazione Gruppo Abele, Associazione On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Coop. Sociale Dedalus, Save the Children.

 

È stata appena lanciata una campagna di promozione del Documento: in pochi giorni hanno già aderito oltre 50 enti (non profit, Regioni, Province, Comuni) e molte altre adesioni stanno arrivando.

 

In allegato il testo completo del documento.

Roma, 11 settembre 2008

Uffici stampa da contattare:

[torna alle News]