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E' SEMPRE VIVO IL RICORDO DI GIGI MUTTERLE

                  

Il 15 settembre ricorre il terzo anniversario della morte di uno dei nostri fondatori, un maestro ed un amico di cui sentiremo sempre la mancanza: Luigi Mutterle, che per anni è stato anche il presidente dell’Ordine Francescano Secolare del Polesine.

 

Luigi Mutterle era nato a Montegaldello (Vicenza) il 2 novembre 1921, ed è approdato, giovanissimo insegnante elementare, sulle sponde dell’Adige; la sua vita si è radicata nel Polesine, sebbene pendolare fra Boara Pisani (Padova) dove si è accasato con la straordinaria Maria ed hanno avuto i figli Maria Lodovica e Gianluigi, e Boara Polesine (Rovigo) dove è stato maestro elementare per generazioni di alunni.

Ha pronunciato la sua professione al Terz’Ordine Francescano l’11 febbraio 1955. Ne aveva notato le eccezionali doti di testimone gioioso e convincente, l’allora Ministra del TOF (Terz’Ordine Francescano) della Diocesi di Adria-Rovigo, Agnese Bologna. Quasi subito lo volle suo collaboratore nell’intensa attività di animazione delle numerose Fraternità locali della Diocesi, una novantina, sorte in quasi tutte le parrocchie, per opera della capillare evangelizzazione dei Frati Cappuccini dei tre Conventi.

Per oltre 40 anni, Gigi si presentava - quasi ogni settimana - in una Fraternità, che vivificava con il suo sorriso accogliente, con le sue battute argute, sprizzante la gioia contagiosa del sentirsi figlio di Dio-Amore. In tempo pre-conciliare, quando ancora la predicazione era piuttosto seria e compunta, Luigi affascinava e coinvolgeva, con semplici, chiare e convinte affermazioni da vero seguace di Francesco, giullare di Dio.

Nell’agosto 2004, la moglie Maria l’ha preceduto nell’eternità, e, malgrado le più affettuose e premurose attenzioni dei figli, in Gigi deve essere diventata forte la nostalgia del cielo, ed in silenzio, serenamente si è preparato, accettando la croce della salute sempre più invalidante.

La sera del 15 settembre 2005, è partito per la Fraternità celeste, lasciando nei moltissimi amici, fratelli e sorelle della grande famiglia francescana, un profondo senso di vuoto, mancando loro un preciso riferimento, e quasi un doloroso stupore, - benché lo si sapesse anziano ed in precarie condizioni -, perchè, anche dai più giovani, era ricordato attivo e “giovane”, proteso con ottimismo verso il futuro, perché sui giovani riponeva sempre grande fiducia, ritenendoli capaci di rendere migliore il mondo (da un ricordo di Fulvianna Godino).

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