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BASTA CARCERE PER QUESTO PAESE IN SOFFERENZA

Ad uno dei prossimi Consigli dei Ministri è probabile che sarà approvato il provvedimento che istituisce ''il reato penale per gli imbrattatori dei muri''. Lo ha riferito il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, prevedendo fino a due anni di carcere, una multa fino a 5mila euro e l'obbligo di ripulire a proprie spese i beni deturpati. Una breve riflessione in merito da Livio Ferrari.

Siamo alle solite: “sempre e solo carcere”! L’art. 639 del codice penale prevede già sanzioni contro i vandali, non basterebbe aggiungere eventualmente solo l’obbligo di ripulire a proprie spese i beni deturpati?
E’ emblematico poi che queste proposte, qualcuno si ricorderà nel precedente Governo Berlusconi quella del carcere per chi abbandonava i cani, vengano sempre da persone che hanno fatto “l’impossibile” per non caderci dentro a questo famigerato carcere, con indagini bloccate da leggi ad personam e processi andati in prescrizione.
Diversi di questi personaggi ogni giorno contravvengono attraverso proclami pubblici e decreti legge al più comune senso di decenza del rispetto della dignità della vita degli essere umani, soprattutto quelli più in difficoltà!
Forti con i più deboli e asserviti con i più forti, è il loro motto.
E’ possibile continuare a restarsene a guardare inermi lo sciaccallaggio che ogni giorno viene fatto della Costituzione, delle regole e dei diritti civili e penali, frutto di decenni di lotte e conquiste sociali, che tutto il mondo ci invidiava. Si fanno scudo di una democrazia che non esiste più, di un regime strisciante che ogni giorno mette un tassello per un puzzle a tinte sempre più nere. Questo è un atteggiamento vergognoso e irrispettoso nei confronti del popolo italiano, e di chiunque vive nei nostri territori, che ha come obiettivo quello di innalzare sempre di più il livello dello scontro, che non potrà che essere cruento e lascerà sul terreno delle vittime, come la storia ci insegna, anche se poi come è già accaduto chi distrugge non ha coscienza né prima né dopo.
E' ora che il volontariato della giustizia, il mondo della cooperazione sociale, i sindacati e i movimenti politici, tutti insieme, si confrontino per scelte urgenti di iniziative di pace che contrastino quelle di morte e di conflitto poste giornalmente in atto da chi siede sugli scranni del potere.

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