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RIFLESSIONI SUL CONSUMO DI SOSTANZE VECCHIE E NUOVE

Si è svolto il 3 febbraio il seminario conclusivo del progetto Bibliodip presso la Fabbrica delle “e” del Gruppo Abele a Torino, dal titolo “Stili di consumo di sostanze vecchie e nuove. Riflessioni dai mondi della ricerca e dei servizi”. Bibliodip è un progetto realizzato nell’ambito della convenzione tra il Gruppo Abele e l’Istituto Superiore di Sanità e prevede la creazione di un sito internet e di una virtual library con l’obiettivo di mettere a disposizione materiale aggiornato relativo al tema della dipendenza da sostanze.

Bibliodip vuole essere inoltre uno strumento per monitorare costantemente la normativa di riferimento e fornire informazioni specifiche su centri di documentazione, servizi e occasioni di formazione e aggiornamento.
“L’obiettivo – ha detto la responsabile del Centro Studi del Gruppo Abele Monica Reynaudo, referente del progetto – è far circolare informazione, mantenere viva l’attenzione in merito alle forme di dipendenza da sostanze e riuscire a raggiungere un pubblico ampio”. Questo progetto, secondo Monica Reynaudo, vuole migliorare e potenziare l’attività svolta dal Centro Studi Documentazione e Ricerche del Gruppo Abele, che da più di 30 anni si pone come centro di documentazione e di raccolta di informazioni in tema di dipendenze e di sostanze, promuovendo la diffusione di questi materiali attraverso la biblioteca aperta al pubblico.
Al seminario sono intervenuti, oltre a Monica Reynaudo, Tom Decorte dell’Institute voor Social Drugsonderzoek (Isd) dell’Università di Gand in Belgio, Valeria Scuderi di South London and Maudsley Nhs Trust and Social Inclusion Divisione, Felice Nava del Dipartimento delle Dipendenze dell’Usll 8 del Veneto, Daniela Casalboni dell’Uo Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Rimini e il direttore del Forum Prevenzione di Bolzano Peter Koler.
Secondo Tom Decorte dell’Institute voor Social Drugsonderzoek (Isd) dell’Università di Gand in Belgio, molte delle conoscenze che si possiedono, in tema di dipendenze, sono state raccolte dai “campioni in cattività” (persone in cura, documentazione della polizia ecc). “Gli studi basati su questi campioni – ha detto Decorte – danno un immagine distorta in termini di metodi di consumo, profili dei consumatori, motivi di consumo e problemi relativi al consumo di droghe. Vengono focalizzate teorie che tendono a patologizzare il fenomeno e che stigmatizzano gruppi che vivono già ai margini”. Secondo Decorte il fenomeno della dipendenza è un fenomeno dinamico, influenzato da molti fattori e spesso non è da considerare una questione patologica.
“Nel Regno Unito – ha detto Valeria Scuderi di South London and Maudsley Nhs Trust and Social Inclusion Divisione che ha toccato il tema del coinvolgimento delle ‘minoranze etniche’ sui temi delle dipendenze – occorre migliorare la conoscenza dei bisogni delle minoranze etniche, suggerire soluzioni pratiche e promuovere il lavoro di rete. “L’obiettivo principale che dobbiamo porci – ha detto – è quello di migliorare le cure a disposizione delle minoranze, indipendentemente dai servizi con cui sono in contatto”.
Sul trend di consumo di cocaina in Italia e sulle tipologie di consumatori è intervenuto Felice Nava del Dipartimento delle Dipendenze dell’Usll 8 del Veneto, che ha sottolineato il costante aumento sia della produzione sia dell’uso della cocaina nel mondo. “Solo in Italia – ha detto Nava –, secondo i dati Ipsad 2007-2008, sono 600.000 le persone che hanno un consumo problematico di cocaina”. “I consumatori problematici di cocaina – ha proseguito – hanno bisogno di programmi di trattamento specifici e integrati”. Per quanto riguarda i dati sull’uso di sostanze stupefacenti, “secondo le stime contenute nel Rapporto Unodc 2008 – ha detto Nava –, sono 208 milioni le persone nel mondo che, nell’ultimo anno, hanno fatto uso di qualche sostanza. Il 2,6% della popolazione mondiale (112 milioni di persone) ne ha fatto uso nell’ultimo mese. 26 milioni di persone nel mondo, di età compresa tra i 15 e i 64 anni, ha dei problemi di abuso di sostanze stupefacenti”.
Daniela Casalboni dell’Uo Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Rimini è intervenuta sul consumo di eroina. “Dal Rapporto Oedt 2008 – ha detto Casalboni – è emerso che, in Europa, la percentuale di consumatori di eroina per via parenterale tra i nuovi pazienti è diminuita dal 43% nel 2003 al 35% nel 2006 in 13 Paesi. Al contrario, è in forte crescita la diffusione di eroina fumata”. Secondo Casalboni, la diffusione dell’eroina fumata dipende da diversi fattori, tra cui la via di somministrazione considerata più “sicura” e la percezione nell’immaginario collettivo: da un lato fumare eroina non trasmette paure di malattie e di contagio, dall’altro si discosta dalla figura del “drogato” che la inietta con una siringa. Anche dai dati degli utenti del SerT di Rimini negli anni 2000-2008 è emerso l’aumento dell’uso dell’eroina fumata. Tra le numerose motivazioni che si accompagnano al fumare eroina, vi è anche, secondo Casalboni, “la difesa dalla vergogna del fallimento sociale”. “Noi – ha concluso Casalboni – dobbiamo andare a cercare quali possono essere le infinite variabili, e trovare il percorso più favorevole per il singolo”.
Peter Koler, direttore del Forum Prevenzione di Bolzano, ha spiegato il programma di approccio preventivo rivolto ai giovani fumatori, sostenuto e finanziato dalla ripartizione Sanità della Provincia autonoma di Bolzano, che è parte della campagna “Free your mind”. Questa campagna ha l’obiettivo di rafforzare tra i giovani la tendenza a non fumare. “Oltre ad interventi mediatici – ha spiegato Koler – viene offerto un aiuto per smettere di fumare centrato sulla persona. Queste misure sono considerate parte centrale di una strategia di prevenzione contro il fumo orientata ai giovani”. L’obiettivo principale non è la totale astinenza, ma la riduzione, step by step. Alcuni teoremi di fondo del metodo sono applicabili, secondo Koler, ai programmi di prevenzione e intervento per giovani fumatori di cannabis.

Per maggiori informazioni
Centro Studi Documentazione e Ricerche Gruppo Abele
corso Trapani, 91b/95
10141 Torino
tel. 011 3841053
fax 011 3841055
e-mail: centrostudi@gruppoabele.org
www.centrostudi.gruppoabele.org

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