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L'ITALIA VERSO LE LEGGI RAZZIALI

Famiglia Cristiana attacca frontalmente la legge sull'immigrazione, ispirata alla xenofobia delle «osterie padane», e denuncia la «cattiveria» del ministro Maroni, che fa precipitare l'Italia nel baratro di leggi razziali. L'editoriale del settimanale cattolico non fa sconti. Già il titolo sferza l'incoerenza dei «politici» (leggi la maggioranza di governo) che si mobilita per la vita di Eluana e mostra disprezzo per le vite degli immigrati.

«Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba è stato sdoganato al Senato - scrive Famiglia Cristiana - e dire che Beppe Pisanu, ex ministro dell'Interno con la schiena dritta, aveva messo in guardia circa quella brama di menare le mani». Invece si è precipitata l'Italia nel razzismo «con medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini (col rischio che qualcuno muoia per strada o diffonda epidemie), cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari, registri per i barboni, prigionieri virtuali solo perché poveri estremi, permesso di soggiorno a punti e costosissimi». E' una vera e propria requisitoria che prende di petto gli umori più malsani del leghismo e ripropone ancora una volta Famiglia Cristiana come portavoce di un cattolicesimo sociale, che si muove più liberamente delle alte gerarchie nei confronti del governo. Il settimanale dei Paolini è durissimo, quasi uno sfogo a lungo represso verso tutto ciò che di rozzo viene propugnato dalla Lega e che viene tollerato e fatto proprio dal governo. Famiglia Cristiana lancia l'allarme contro il ricatto della Lega, di cui sono succubi maggioranza e presidente del Consiglio, e che «mette a rischio lo Stato di diritto: la fantasia del cattivismo padano fa strame dei diritti di uomini, donne e bambini venuti nel nostro Paese in fuga da fame, guerre, carestie, in attesa di un permesso di soggiorno». Poi una seconda stoccata: che tipo di credibilità può avere il progetto di un'Italia federalista in mano alla Lega? E l'affondo finale. Come mai non si sente nessuna indignazione da parte dei cattolici della maggioranza, «nessun sussulto di dignità in nome del Vangelo»? Quei cattolici, è la conclusione, peccano di omissione e continuano a ingoiare «rospi padani» senza battere ciglio, ignari della dottrina sociale della Chiesa, accettando anche il «bastone padano» evocato da Borghezio sin dal 1999.

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