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E’ RECORD IL SOVRAFFOLLAMENTO CARCERARIO
RAGGIUNTO NELL’ITALIA REPUBBLICANA

Non è un record di cui l’Italia possa vantarsi, ma è sempre record! Nella giornata di ieri abbiamo toccato il numero massimo di persone detenute nelle 207 carceri italiane, dall’amnistia di Togliatti a oggi. Secondo i dati del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap), nelle patrie galere ci sono  62.057 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 43.201 posti. Poco al di sotto del limite massimo tollerabile calcolato in 63.702. Come dire, siamo seduti su una polveriera.

Per dare la misura di come ad ingiustizia si aggiunga ingiustizia, un paio di dati che fotografano con immediatezza l’iniquità del nostro sistema penale e repressivo. Primo: i detenuti imputati sono più di quelli condannati in via definitiva, 30.892 contro 29.317. Secondo: i detenuti immigrati sono 22.837, pari al 37,17% della popolazione detenuta.

Anche i sindacati lanciano l’allarme. “La marcia verso la quota limite delle 63mila presenze pare inarrestabile, anzi di questo passo a fine anno i detenuti presenti negli istituti penitenziari saranno circa 70 mila, a fronte di una capienza massima di circa 43 mila posti” afferma Eugenio Sarno, segretario generale della Uil-PA penitenziari, che sollecita "soluzioni urgenti" al problema, "pena l’ingestibilità totale dei penitenziari italiani”.

La risposta del Capo del Dap Franco Ionta non tarda ad arrivare, con un piano appena consegnato al ministro della Giustizia Angelino Alfano e che presto il Guardasigilli, dopo un'ulteriore verifica con i suoi uffici tecnici, porterà in consiglio dei ministri. Si tratta di una spesa di circa 1,5 miliardi di euro che in 18 regioni porterà a un aumento di circa 18 mila posti letto, di cui circa 5 mila entro il 2010-2011, attraverso la ristrutturazione di sezioni carcerarie esistenti, la costruzione di 46 nuovi padiglioni in altrettanti istituti, il completamento di 9 carceri in fase già avanzata, e l'edificazione di altri 18 nuovi penitenziari.

Ma in realtà, a fronte del miliardo e mezzo necessario, i fondi di bilancio su cui il Dap può fare affidamento certo ammontano a soli circa 200 milioni di euro, ai quali si aggiungono circa 120-130 milioni di euro della Cassa delle ammende, ai quali si può ora attingere mentre fino a due mesi fa la Cassa era solo per progetti di reinserimento dei detenuti. A tale somma potrebbero aggiungersi fondi Fas, circa 200 milioni di euro, comunicati dal ministero dello Sviluppo economico ma non ancora assegnati perché da ridefinire dopo l'emergenza terremoto in Abruzzo. A coprire il resto potrebbero arrivare i privati attraverso lo strumento del “project financing”.

“La situazione è insostenibile e le risposte inadeguate e miopi, infatti non è possibile chiudere gli occhi rispetto agli esiti delle politiche penali adottate, a parità di tassi di criminalità. L’Italia sta scivolando verso una situazione secondo cui il numero di posti è la metà di quello delle presenze, che determina intollerabili situazioni anche per chi lavora in carcere. Inoltre l’utilizzo della Cassa ammende per i padiglioni, cioè per l’accomodamento in cella, che è il primo dovere dello Stato verso coloro verso cui esercita il potere di privazione della libertà, è contrario a spirito e lettera per cui tale cassa è stata costituita ed è in ultima istanza contrario all’idea stessa di reinserimento sociale.”

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