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I DETENUTI DI VIA VERDI SI SENTONO UN DEPOSITO MERCI

Con una lettera inviata alla stampa locale le persone detenute nella Casa Circondariale di Via Verdi a Rovigo richiedono attenzione per una situazione di invivibilità che sta diventando sempre più difficile da sopportare, a fronte di un disinteresse allarmante del Parlamento e del Governo nei confronti di tutti i carcerati d'Italia che, in questi giorni, hanno superato quota 64.000.

                                           Agli Organi di Stampa Locali

Noi che ci viviamo 24 ore su 24 ci chiediamo:
“Il carcere che cosa sta diventando?”
Risposta:
“Un deposito merci di persone”.
Un magazzino dentro il quale archiviare tutte quelle “vite” che non servono più, che sono diventate improduttive, e nel quale ormai si entra principalmente peri guasti causati da una organizzazione sociale in fase di sgretolamento, che non riesce a garantire il rispetto della dignità umana. Non c’è più lavoro per nessuno e questo gradualmente porta alla estrema povertà, al doversi arrangiare, ecc.
Ma volendo ritornare nel pianeta “carcere-magazzino”, possiamo tranquillamente affermare che la maggior parte dei penitenziari ha strutture vecchie, costruite per contenere quantità ben stabilite di posti a disposizione, ma anche per il massimo di tolleranza, superate le quali, per evitare lo scoppio è necessario trovare altre soluzioni adeguate e tali da preservare il “prodotto uomo detenuto” in condizioni con un minimo di dignità.
Le notizie parlano di nuove strutture ma che saranno pronte nel 2012; e, nel frattempo, come verranno affrontati i problemi dei continui ingressi (circa 1.000 ogni mese in Italia)?
Le celle sono strapiene già ora, addirittura non si trovano più brande e materassi, le problematiche, di per sè già presenti, si moltiplicano a danno di tutti.
Il “Tutti” è da intendersi detenuti ma anche personale addetto alla sorveglianza, all’amministrazione carceraria.
Gli agenti di Polizia Penitenziaria evidenziano carenza di personale e di conseguenza quello a disposizione è in affanno e non sempre può garantire il rispetto dei diritti dei detenuti anche nelle cose più semplici.
Turni di lavoro appesantiti oltre misura e questo causa tensioni e stress.
A lungo andare tutto fa prevedere l’aumentare di problematiche che non sono positive per nessuno.
Già si leggono azioni di dimostrazione in diverse strutture, qua e là per l’Italia, ma soluzioni non se ne vedono.
Si legge che verranno ristrutturati e costruiti nuovi penitenziari, che non si ricorrerà più all’Indulto.
Anzi si dichiara che l’ultimo è stato inutile; se andiamo a leggere bene le statistiche non è poi tanto vero quanto viene pubblicato su alcuni giornali; non tutti i beneficiari sono rientrati in carcere, solo poco più del 20%, la maggior parte è rimasta nel mondo esterno con buona felicità loro e di tutti i relativi famigliari.
Nel frattempo le morti in carcere, da inizio anno, sono arrivate oltre quota 80, parte delle quali con ricorso al suicidio.
E’ necessario coinvolgere le autorità affinché prendano coscienza delle singole realtà, che vengano attuate verifiche che non devono rimanere solo sulla carta ma che si tramutino nella ricerca di soluzioni utili per tutti. Non si chiede che il detenuto venga liberato, ma che sia in grado di produrre qualcosa di utile per se stesso e per la società, che ci sia un effettivo recupero, che non rimanga a marcire nelle celle, che vengano utilizzate le misure alternative in maniera assidua ove ci siano le effettive valutazioni. Il non ricorso a tali situazioni, a fine pena, il singolo carcerato che non troverà possibilità di reinserimento e quindi nessun’altra possibilità di sostentamento, sarà portato a delinquere nuovamente.
Adeguiamo anche il numero del personale adibito alla gestione delle carceri in proporzione all’aumento delle attuali detenzioni; la presenza giornaliera e continua dell’educatore e di tutto lo staff necessario alla valutazione comportamentale dei detenuti in modo tale che chi può ottenere i benefici previsti dalla legge (permessi, misure alternative, ecc.), ne possano usufruire e consentire una minore “sosta” nel carcere.
Serve l’impegno di tutti. Da soli si fa poco. Se lavoriamo tutti assieme forse il mondo sarà anche migliore e le cronache sui giornali avranno notizie positive da raccontare.
Abbiamo anche una Costituzione che ha celebrato il suo 60° da poco, vogliamo adeguarci a quelle semplici regole che tutti dovremmo rispettare?

                                                        I detenuti della Casa Circondariale di Rovigo

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