[torna alle News]

SOVRAFFOLLAMENTO E VIOLENZE IN CARCERE

Antigone e Ristretti Orizzonti, con l'adesione di: Acli, Acs, Altragricoltura, Associazione Diritti Umani, Associazione Mimosa-Equality, Beati Costruttori di Pace, Camera Penale di Padova "Ambrosoli", Caritas, Centro Francescano di Ascolto, Cgil, Coordinamento Nessuno è Illegale, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Giuristi Democratici, Legambiente, Opera Nomadi, Radio Sherwood, Reality Shock, organizzano l'incontro-dibattito "Sovraffollamento e violenze in carcere. Proposte alternative" per venerdì 18 dicembre alle ore 20:30 presso la Sala degli Anziani a Palazzo Moroni.

 

Invito al dibattito

 

Le strutture penitenziarie del nostro Paese raccolgono oggi una popolazione di 65.500 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 43.074 posti.

L’Italia si colloca così al secondo posto in Europa per un tasso di sovraffollamento (152%) che non conosce precedenti nella storia della Repubblica. Con un ritmo di crescita di quasi 1.000 ingressi al mese, la situazione delle nostre prigioni peggiora di giorno in giorno. La pena della privazione della libertà, già di per sé connotata da elementi fortemente afflittivi, vede così accresciuti i suoi contenuti di violenza, come effetto diretto del sovraffollamento sulla quotidianità detentiva. La radicale riduzione degli spazi vitali nelle celle e nelle sezioni, le condizioni di promiscuità e i rischi igienico-sanitari ad esse connessi, le difficoltà nell’accesso alle attività trattamentali e formative - perfino la riduzione delle ore d’aria - i ritardi nella definizione dei processi e nelle procedure per la concessione delle misure alternative configurano un quadro sostanziale di negazione dei diritti fondamentali e intangibili sanciti dalla nostra Costituzione, primo fra tutti quello alla salute. Già condannata dalla Corte europea per trattamenti inumani e degradanti, l’Italia riesce solo a rincorrere il continuo aumento della popolazione detenuta, in buona parte prodotto da politiche penali e migratorie discriminatorie che si dimostrano miopi e controproducenti. L’unica soluzione proposta – l’ampliamento dell’edilizia carceraria – si configura come fallimento annunciato sulla base dell’esperienza dell’incarcerazione di massa negli Stati Uniti. Le carceri non sono mai abbastanza: più prigioni si costruiscono, più se ne riempiono. La prospettiva del contenimento e della neutralizzazione risulta in questa chiave la sola risposta che le istituzioni offrono ad una parte della popolazione sempre più marginale e precarizzata. Di questa situazione soffrono non solo i detenuti, ma tutte quelle figure che, a diverso titolo, operano nel penitenziario tentando di rispettare i precetti costituzionali. La diffusione di un tale degrado istituzionale produce un clima di intolleranza e tensione che sempre più facilmente rischia di legittimare la somministrazione indiscriminata di psicofarmaci e sedativi e il ricorso alla violenza come strumenti di gestione della popolazione detenuta. Preoccupano particolarmente i recenti episodi di pestaggi, anche con esito letale, ai danni di detenuti da parte di agenti preposti al controllo e alla disciplina, interpretabili come espressione estrema del generale processo di deterioramento delle condizioni detentive e del mancato rispetto dei diritti umani. Affinché gli ultimi fatti di cronaca, indebitamente presentati come incidenti occasionali o peggio liquidati come naturali effetti di stili di vita devianti, non anticipino un prossimo futuro nel quale la disciplina all’interno delle carceri potrà essere mantenuta solo attraverso la violenza sistematica e la paura, chiediamo alle associazioni impegnate sul campo del rispetto dei diritti e del contrasto all’esclusione sociale di aderire alla nostra proposta per un incontro di dibattito e lavoro nel corso del quale definire modelli di intervento e azioni di mobilitazione.

 


[torna alle News]