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ROVIGO: TANTI GESTI DI SOLIDARIETA’ CONCRETA VERSO I DETENUTI

Il sovraffollamento che penalizza le persone ristrette nella Casa Circondariale di Rovigo e il personale che vi opera è, in qualche maniera, stato lenito da molteplici gesti di solidarietà concreta fatti in queste ultime settimane da enti, associazioni e società del territorio polesano per far sentire la vicinanza e l’attenzione della comunità civile.

 

L’ultimo di questi gesti, in ordine di tempo, è stato prodotto dall'assessore ai servizi sociali del Comune di Rovigo, Giancarlo Moschin, attraverso i volontari del Centro Francescano di Ascolto, che ieri hanno fatto pervenire panettoni, pandori e bibite. Domenica scorsa i detenuti hanno ricevuto la visita del Vescovo della diocesi di Adria e Rovigo, mons. Lucio Soravito de Franceschi, per la celebrazione natalizia, mentre, in precedenza, lunedì scorso si è esibito il gruppo jazz del Conservatorio Venezze di Rovigo. La Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con l'apporto del Coordinamento dei volontari, ha invece finanziato l'acquisto delle porte per il campo di calcetto della sezione maschile. L’Associazione cultura Minelliana ha donato una serie di volumi della storia e cultura locale. Ed infine la Solera srl - intimo e corsetteria - di S. Maria Maddalena (RO), ha fatto dono alle persone detenute nelle sezioni maschile e femminile della Casa Circondariale di Rovigo di prodotti di abbigliamento intimo donna e uomo.

La solidarietà che dimostra il nostro territorio si colloca in un momento tragico per le persone detenute, infatti si è giunti al sessantanovesimo recluso che si toglie la vita dall’inizio dell’anno. Viene così eguagliato il triste “record” del 2001: il numero più alto di detenuti suicidi nella storia della Repubblica. Il totale dei detenuti morti nel 2009 sale così a 171. Negli ultimi 10 anni nelle carceri italiane sono morte 1.560 persone, di queste 558 si sono suicidate. Per la maggior parte si trattava di persone giovani, spesso con problemi di salute fisica e psichica, spesso tossicodipendenti.

Ma è davvero scontato ed inevitabile che i detenuti muoiano, seppur giovani, con questa agghiacciante frequenza di 1 ogni 2 giorni? No, assolutamente no! I morti sarebbero molti meno se nel carcere non fossero rinchiuse decine di migliaia di persone che, ben lontane dall’essere “criminali professionali”, provengono piuttosto da realtà di emarginazione sociale, da storie decennali di tossicodipendenza, spesso affette da malattie mentali e fisiche gravi, spesso poverissime.

Oggi il carcere è pieno zeppo di queste persone e il numero elevatissimo di morti ne è conseguenza diretta: negli anni ‘60 i suicidi in carcere erano 3 volte meno frequenti di oggi, i tentativi di suicidio addirittura 15 volte meno frequenti… e non certamente perché a quell’epoca i detenuti vivessero meglio. Oggi oltre il 30% dei detenuti è tossicodipendente, il 10% ha malattie mentali, il 5% è sieropositivo, il 60% ha una qualche forma di epatite, in carcere ci sono paraplegici e mutilati, a Parma c’è una sezione detentiva per “minorati fisici”… e si potrebbe continuare.

Le misure alternative alla detenzione vengono concesse con il contagocce: prima dell’indulto del 2006 c’erano 60.000 detenuti e 50.000 condannati in misura alternativa; oggi ci sono 66.000 detenuti e soltanto 12.000 persone in misura alternativa.

Più della metà dei detenuti sono in attesa di giudizio, mentre 30.500 stanno scontando una condanna: di questi quasi 10.000 hanno un residuo pena inferiore a 1 anno e altri 10.000 compreso tra 1 e 3 anni. Molti di loro potrebbero essere affidati ai Servizi Sociali, anziché stare in cella: ne gioverebbero le sovraffollate galere e, forse, anche la conta dei “morti di carcere” registrerebbe una pausa.


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