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ALTERNATIVE AL CARCERE E IN CARCERE, RICORDANDO GOZZINI

La CRVG Friuli Venezia Giulia e il Centro di accoglienza "E. Balducci" organizzano a Zugliano-Pozzuolo del Friuli (UD) per sabato 10 aprile con inizio alle ore 9:30 un convegno dal titolo "Alternative in carcere e al carcere" in ricordo di Mario Gozzini.

 

Conferenza Regionale Volontariato Giustizia Friuli Venezia Giulia
e
Associazione-Centro di accoglienza “E. Balducci”


Organizzano

Convegno in ricordo di Mario Gozzini

“Alternative in carcere e al carcere”

sabato 10 aprile 2010

Centro di accoglienza E. Balducci Piazza della Chiesa
Zugliano - Pozzuolo del Friuli (Udine)


“Alternative in carcere” 9:30- 13:30

Accoglienza: Pierluigi Di Piazza del Centro culturale di accoglienza “E. Balducci”
Introduzione: don Alberto De Nadai “Conferenza Regionale Volontariato Giustizia Friuli Venezia Giulia”

Ricordo di Mario Gozzini: letture a cura di Cristina Benedetti

Intervento persone detenute o in misura alternativa

Saluti: Assessore regionale alla salute e alla protezione sociale del Friuli Venezia Giulia
Arcivescovo della Diocesi di Udine

“Dal penale al sociale: è possibile?”
Alessandro Margara, magistrato, già direttore del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, presidente della Fondazione Michelucci

“Il progetto della Casa di reclusione di Bollate: clima, opportunità, esterno”
Lucia Castellano, direttrice della Casa circondariale della II Casa di Reclusione di Milano-Bollate

“Informazione e prevenzione”: l’esperienza presso la Casa di reclusione di Padova
Ornella Favero, direttrice del periodico “Ristretti Orizzonti” della Casa di Reclusione di Padova

“La condizione degli immigrati negli istituti penitenziari”
Khalid Rhazzali, docente Università di Padova

“L’attività del garante tra tutela e promozione del reinserimento sociale”
Livio Ferrari, Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Rovigo

Dibattito

Rinfresco etnico a cura dell’associazione Cinampa
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“Alternative al carcere” 14:30- 18:30


“Ascoltare la voce delle vittime”
Manlio Milani, Presidente Associazione familiari caduti nella strage di Piazza della Loggia di Brescia
Silvia Giralucci, giornalista, il padre è stato ucciso dalle Brigate Rosse a Padova

“Efficacia delle misure alternative e sicurezza sociale”
Massimo Pavarini, docente Università di Bologna

“Un possibile modello di giustizia riparativa?”
Giuseppe Mosconi, docente Università di Padova, Associazione Antigone

“L’azione volontaria nei processi di reinserimento sociale delle persone detenute”
Elisabetta Laganà, Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia

Dibattito
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Associazione-Centro di accoglienza E. Balducci
Piazza della Chiesa, 1 - 33050 Zugliano –
Pozzuolo del Friuli (Udine)
Telefono: 0432-560699 - Fax:0432-562097
segreteria@centrobalducci.org
http://www.centrobalducci.org


Ricordando la figura di Mario Gozzini, a oltre dieci anni della sua morte, e riprendendo la riflessione avviata nella giornata del 20 settembre 2009 presso la Casa circondariale di Udine, la Conferenza Volontariato Giustizia Friuli Venezia Giulia ed il Centro di Accoglienza “E. Balducci” intendono continuare l’itinerario di ricerca sui possibili percorsi di “liberazione”. “Alternative in carcere e al carcere” vuole essere un momento di riflessione per ripensare ed attenuare il ricorso al carcere, ascoltando non solo gli “esperti” e gli addetti ai lavori” ma anche chi, a diverso titolo, si è avvicinato al mondo carcerario.

“Era l’inverno del 1977: alle Murate, il vecchio carcere fiorentino di via Ghibellina, scoppia una rivolta, com’era frequente in quel tempo, fossero le condizioni disumane in cui i detenuti erano costretti a vivere, fosse la delusione per la riforma tanto aspettata, e dimezzata prima ancora di sentirne gli effetti. Sono a casa, è un fine settimana: mi pare stretto dovere di parlamentare della città andare a vedere. Per la prima volta entro in carcere, trovo la situazione già risolta grazie agli sforzi del personale e dei magistrati. Nell’ufficio del direttore, mentre ci scambiamo opinioni o parole più o meno rituali, il maresciallo comandante della custodia mi propone di andare con lui a visitare le sezioni: la presenza di un parlamentare, dice, contribuirà a calmare i bollenti spiriti. Di far da sedativo non mi andava proprio; tuttavia capisco che non posso rifiutare e poi, ormai, mi interessava veramente vedere un carcere dal di dentro, avvicinare la popolazione detenuta. Impressione traumatica: le celle dell’isolamento, con l’apertura a “bocca di lupo” in alto, spazio appena sufficiente per distendersi; la sezione affollatissima, ogni cella coi letti a castello, dove o si sta sdraiati o non c’è posto per muoversi, “definitivi” e detenuti in attesa di giudizio mescolati (contro la legge) perché una sezione inagibile a causa di lavori urgenti di manutenzione che si prolungano peraltro da alcuni anni. Dentro di me già emerge una presa di coscienza: no, un carcere siffatto è indegno di un paese civile. Poi in una cella, tra otto e dieci detenuti accatastati, il maresciallo mi indica un giovane sui vet’anni, dall’aria tranquilla e deferente, e mi dice: vede, questo tra una settimana esce. Devo aver bisbigliato qualcosa di circostanza: esortazioni e auguri, o qualcosa del genere. Capisco subito di aver sbagliato e di grosso: vedo il volto del giovane incupirsi e pronunciare parole tremende in un tono fra il rassegnato e il ribelle: sì, sto finendo la pena e tra una settimana esco; ma non ho nessuno che mi aspetta , della libertà non saprò che farmene, mi resterà solo da compiere un’altra rapina e tornare qui dentro. Questo, più o meno, mi disse quel giovane. Non potrei rispondergli che indicando l’indirizzo e il nome di un dirigente di un’associazione di volontari, nota per occuparsi di ex detenuti. Non so cosa ne sia stato, omisi perfino di annotarmi il nome di quel giovane…
Il volto e le parole di quel giovane mi restarono incisi nella memoria. E il mio turbamento si divideva in due strade di riflessione, quel giorno del dicembre 1977, e in seguito. Da una parte, c’era la legge sul decentramento che affida alle regioni l’assistenza degli ex detenuti; e c’era la riforma penitenziaria che prevede “la partecipazione della comunità esterna” come fattore essenziale del trattamento carcerario. Che facevano il governo regionale toscano, la provincia e il comune di Firenze? Eppure mi era noto l’impegno degli assessori competenti per le carceri e sapevo che nei bilanci esistevano fondi stanziati a tal fine. Non è possibile che una disposizione legislativa precisa resti disattesa, inattuata. Devo occuparmene, pensavo, se quel giovane incontrato alle Murate è sicuro di non trovare fuori , da ex detenuto, alcuna assistenza alcun aiuto. Ciò è contro la legge: mi pareva un’enormità, ero ancora ingenuo. Mi sarei scontrato con molte altre situazioni del genere. Dall’altra parte, mi assillava il pensiero della sorte di quel giovane…”

Mario Gozzini “La giustizia in galera”

 

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