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SOS: SALVARE IL NUMERO ANTITRATTA

A dieci giorni dalla scadenza delle convenzioni con gli enti pubblici e non profit che da anni lo gestiscono, il Governo ha comunicato la decisione di sopprimere le 14 postazioni locali del "numero verde" nazionale antitratta 800 290 290 per sostituirle con un'unica postazione centrale.

 

Una soluzione non condivisibile da chi, come l'associazione Gruppo Abele (che gestisce le postazioni di Piemonte e Valle D'Aosta) si spende da anni per il sostegno e la tutela delle vittime della tratta. Le postazioni locali del Numero Verde non si limitano infatti a una funzione di ascolto e di informazione sul tema della tratta degli esseri umani, ma costituiscono un elemento essenziale delle reti formate nei diversi territori dalle forze dell'ordine, dal terzo settore e dai servizi sociali per la difesa delle vittime di trafficking, per la maggior parte donne e minori. Un sistema che dal suo avvio, dieci anni fa, ha assicurato assistenza e integrazione sociale a oltre 14mila persone e consentito l'attivazione di denunce, arresti e condanne di criminali e sfruttatori.

Non è solo questa decisione a preoccupare gli operatori, ma il delinearsi di una più generale volontà di smantellamento di un sistema di intervento che è considerato un modello di eccellenza in tutto il mondo. Una volontà che si è manifestata con la decisione di azzerare i fondi destinati all'attività di primo contatto e alla pronta assistenza di tre mesi per le vittime che decidono di uscire dalla loro condizione (sebbene il Dipartimento per le Pari Opportunità abbia assicurato che i soldi verranno alla fine trovati, pur in mancanza di una conferma ufficiale). E poi con la riduzione di 800mila euro dei fondi destinati ai progetti di inserimento sociale a favore delle vittime finanziati con l'art. 18 del T.U. sull'immigrazione. Se si considera che l'ammontare totale dei fondi stanziati è stato, negli ultimi anni, pari a circa 4,5 milioni di euro, siamo in presenza di un taglio di quasi il 18%.

In considerazione della necessità di proseguire nella salvaguardia dei diritti delle persone vittime di tratta il Gruppo Abele con tutti gli enti pubblici e non profit che gestiscono in Italia il "numero verde" chiedono al Governo di reperire almeno i 600mila euro necessari per assicurare il funzionamento delle postazioni locali per tutto l'anno 2010 e di convocare il tavolo tecnico sulla tratta composto da istituzioni centrali e locali e dal terzo settore - istituito formalmente, ma mai realmente attivato - per ridefinire insieme l'assetto complessivo del sistema di aiuto alle vittime.

Aderiscono all'appello
Comune di Venezia, Associazione On the Road, Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Associazione Gruppo Abele, Associazione Lule, Provincia di Genova, Comune di Firenze, Cooperativa Cat, Comune di Perugia, Cooperativa Borgo-Rete, Giraffa onlus, Cooperativa Parsec, Cooperativa Magliana '80, Comune di Napoli, Cooperativa Dedalus, Arcidiocesi di Reggio Calabria, Comitato Provinciale di Palermo della Croce Rossa italiana, Acli Cagliari.

Sostengono l'appello
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Provincia di Pescara, Provincia di Pisa, Provincia di Arezzo, Associazione Tampep onlus, Associazione Trame (Toscana), Associazione Progetto Arcobaleno, Associazione Free Woman, Associazione Penelope, Associazione Pronto Donna, Associazione Dim, Associazione Micaela onlus, Arci Solidarietà Perugia, Ceis di Lucca, Centro Caritas dell'Arcidiocesi di Udine onlus, Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute onlus, Comunità Oasi2 San Francesco, Cooperativa Lotta contro l'Emarginazione, Cooperativa La Grande Casa, Cooperativa Be Free, Cooperativa Sociale Ester Prato, Cooperativa Il Cerchio, Cooperativa Il Progetto, Fondazione Migrantes, Movimento di Identità Transessuale (Mit), Save the Children Italia, Terre des Hommes Italia onlus.

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