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24 SETTEMBRE: CLANDESTINO DAY

Il 24 settembre in tutta Italia torna il Clandestino Day, la giornata nazionale promossa dalla rivista Carta, che nel 2009 ha visto attivarsi 500 organizzazioni in 60 città come risposta al progressivo peggioramento delle condizioni di vita dei migranti nel nostro paese. Il tema del Clandestino Day di quest'anno è la scuola: la riforma Gelmini, che sta togliendo ogni risorsa alla scuola pubblica, rischia di minare il primo luogo in cui i figli dei migranti e i figli degli italiani sperimentano conoscenza, convivenza e confronto.

Ma in provincia di Rovigo, dove tra l'altro il fenomeno migratorio è ancora contenuto in termini di presenze, l'urgenza oggi è un'altra: il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, in accordo con la Regione Veneto, si prepara a costruire nell'ex base Nato di Zelo il primo Centro identificazione ed espulsione immigrati del Veneto. Per il Clandestino Day, dunque, tutti a Zelo per dire "no" alla trasformazione della base militare in un lugubre lager del XXI secolo.

In queste settimane ci siamo confrontati tra varie persone interessate a fare qualcosa per testimoniare la nostra contrarietà al Cie. Sul "cosa" fare il confronto è aperto: un dibattito, un concerto, una manifestazione, o tutte queste e molte altre cose assieme.

Di una cosa siamo fermamente convinti: la giornata del 24 settembre non può e non deve essere un evento puramente locale. Per prima cosa, perchè il Cie di Zelo sarà la prima struttura in Veneto e accoglierà migranti di tutta la regione. Quello che accade in Polesine, quindi, riguarda quanto meno tutti i veneti, ma dovrebbe riguardare un po' tutti coloro - nei movimenti, nelle associazioni e nella società civile - che ritengono ingiusti e immorali questi centri di detenzione, vere e proprie prigioni per persone semplicemente sprovviste di un pezzo di carta, spesso sottoposte ad ogni sorta di abusi, comunque destinate ad essere rimpatriate negli stessi paesi da cui erano fuggite, per incontrare magari una nuova prigione o la condanna a morte.

Proprio la natura dei Cie è la seconda ragione per cui non possiamo limitarci a una mobilitazione locale. In Polesine sono rarissime le voci favorevoli alla costruzione dei Cie. Dalla sinistra fino al Pdl è un coro di contrari. Perfino la Lega non è per nulla entusiasta. Ma la maggior parte è contraria al Cie semplicemente perchè non lo vuole nel suo giardino. Come avviene per le centrali nucleari: tutti sono favorevoli, ma nessuno la vuole sotto casa. Bisogna invece rafforzare un messaggio diverso, che dica no al Cie, nè in Polesine, nè altrove. E' urgente quindi spostare l'attenzione dal problema locale dell'insediamento all'esistenza del Cie in sè, struttura totalitaria che non dovrebbe esistere in un paese civile.

Terza ragione per cui è importante una presenza il più variegata possibile al Clandestino Day polesano: la possibilità di incontrarsi. Se è vero che il Cie in provincia di Rovigo è destinato a farsi, occorre che la società civile si organizzi. Occorre scambiare idee, esperienze, per dirla con un linguaggio modaiolo "buone prassi" non solo tra di noi, ma anche e soprattutto con chi ha alle spalle esperienze di lotta contro i Cie e non solo. Se mai dovesse nascere una rete di cittadini impegnati con il cuore contro queste orribili strutture, questo potrebbe essere un momento cruciale.


Carta Estnord

 


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