[torna alle News]

LE FESTIVITA’: UN’OCCASIONE DI SOLIDARIETA’ VERSO I DETENUTI

Anche nella Casa Circondariale di Rovigo da oltre un anno e mezzo il sovraffollamento penalizza non solo le persone ristrette ma anche il personale che vi opera. Ma questa situazione, che forse non è conosciuta dalla maggior parte della gente, non è sfuggita ad enti, associazioni e singoli del territorio polesano che attraverso molteplici gesti di solidarietà concreta hanno voluto far sentire la vicinanza e l’attenzione della comunità civile in occasione delle festività natalizie.

 

Il tutto è iniziato domenica quando i detenuti hanno ricevuto la visita del Vescovo della diocesi di Adria e Rovigo, mons. Lucio Soravito de Franceschi, per la celebrazione di Natale; è proseguito giovedì scorso con l’esibizione del gruppo jazz del Conservatorio Venezze di Rovigo. In questi giorni poi le porte del carcere si sono continuamente aperte per accogliere panettoni, pandori e bibite fatti pervenire dall'assessore ai servizi sociali del Comune di Rovigo, Giancarlo Moschin, attraverso i volontari del Centro Francescano di Ascolto. La ditta Solera srl, intimo e corsetteria, di S. Maria Maddalena e il Coordinamento dei Volontari hanno fatto dono, alle persone detenute nelle sezioni maschile e femminile, di prodotti di abbigliamento intimo donna e uomo. Infine zucchero, caffé e cioccolato donati rispettivamente da: Fondazione Banco Alimentare onlus di Verona, Segafredo-Zanetti Spa deposito di Rovigo e Graziano Azzalin consigliere regionale del Pd.

La solidarietà che dimostra il nostro territorio si colloca in un momento tragico per le persone detenute, infatti si è giunti al sessantancinquesimo recluso che si toglie la vita dall’inizio dell’anno. Un numero di suicidi che ogni anno è troppo alto che si somma al numero complessivo dei detenuti morti nel corso del 2010 che è arrivato a 170. Negli ultimi 10 anni nelle carceri italiane sono morte 1.730 persone, di queste 623 si sono suicidate e quello che più colpisce è che per la maggior parte si trattava di persone giovani con residui pena alquanto brevi.

Ma è davvero scontato ed inevitabile che i detenuti muoiano, seppur giovani, con questa agghiacciante frequenza di 1 ogni 2 giorni? No, assolutamente no! I morti sarebbero molti di meno se nel carcere non fossero rinchiuse decine di migliaia di persone che, ben lontane dall’essere “criminali professionali”, provengono piuttosto da realtà di emarginazione sociale, da storie decennali di tossicodipendenza, spesso affette da malattie mentali e fisiche gravi, spesso poverissime.

Oggi il carcere è pieno zeppo di queste persone e il numero elevatissimo di morti ne è conseguenza diretta: negli anni ‘60 i suicidi in carcere erano 3 volte meno frequenti di oggi, i tentativi di suicidio addirittura 15 volte meno frequenti… e non certamente perché a quell’epoca i detenuti vivessero meglio. Oggi oltre il 30% dei detenuti è tossicodipendente, il 10% ha malattie mentali, il 5% è sieropositivo, il 60% ha una qualche forma di epatite, in carcere ci sono paraplegici e mutilati, a Parma c’è una sezione detentiva per “minorati fisici”… e si potrebbe continuare.

Le misure alternative alla detenzione vengono concesse con il contagocce: prima dell’indulto del 2006 c’erano 60.000 detenuti e 50.000 condannati in misura alternativa; oggi ci sono quasi 70.000 detenuti e soltanto 13.360 persone in misura alternativa, che comprende: semilibertà, affidamento in prova e detenzione domiciliare.

Più della metà dei detenuti sono in attesa di giudizio, mentre 30.500 stanno scontando una condanna: di questi quasi 10.000 hanno un residuo pena inferiore a 1 anno e altri 10.000 compreso tra 1 e 3 anni. Molti di loro potrebbero essere affidati ai Servizi Sociali, anziché stare in cella: ne gioverebbero le sovraffollate galere e, forse, anche la conta dei “morti di carcere” registrerebbe una pausa.

[torna alle News]