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DIPENDENZE E CARCERE, A 36 ANNI DALLA 685

A 36 anni dalla 685, la prima legge sulla droga, il Gruppo Abele vuole avviare una riflessione sull'evoluzione della stessa e della situazione delle dipendenze. Il primo seminario, di una serie, ha per tema: "Dipendenze e carcere" e si terrà venerdì 18 febbraio presso la struttura Oasi di Cavoretto con la presenza di esperti e operatori istituzionali tra cui: Leopoldo Grosso, Joli Ghibaudi, Pietro Buffa, Alessio Scandurra e Livio Ferrari.

 

A 36 anni dalla 685

(la prima legge sulla droga)

Un confronto sulle strategie adottate, tra cambiamenti del fenomeno e risposte istituzionali



Le ragioni di un percorso di riflessione

A 36 anni dalla prima legge sul fenomeno delle dipendenze si coglie il bisogno di confrontarsi su quanto in questi anni è stato realizzato, con quale efficacia, valutando gli aspetti positivi e negativi di un progetto di contrasto alla droga sia sul piano dell’offerta che della domanda di sostanze psicoattive.

Dalla fine degli anni ‘60 ad oggi il fenomeno è mutato profondamente e soprattutto si è articolato in molteplici espressioni. Dalla prima “epidemia” di eroina a scavalco tra i ‘60 ed i ‘70, al sopraggiungere dell’Aids negli anni ‘80, all’affacciarsi delle droghe prestazionali nei primi anni ‘90, fino all’attuale diffusione della cocaina e della prevalenza di modalità di consumo e di poliabuso.

La politica dei quattro pilastri, che si è progressivamente imposta in Europa,  ma ancora fatica negli altri continenti, si pone l’obiettivo di contenere e gestire il fenomeno, evitando le conseguenze più drammatiche e cercando di proteggere la popolazione, ed in particolare la gioventù, dai rischi di smarrimento e di chiusura in logiche autoreferenziali.

Gli strumenti a disposizione sono sufficienti? E’ possibile pensare una politica di contrasto alla droga avulsa dalle altre politiche? Con che visione, nazionale ed internazionale, è pensabile l’attivazione di una strategia in grado di sottrarre alla produzione ed al consumo di sostanze psicoattive le determinanti economiche e culturali che l’alimentano?

Gli obiettivi del percorso

Riaffrontare in una prospettiva temporale la storia degli interventi dovrebbe consentire di coglierne meglio il senso e la logica che li ha animati.

A distanza di tempo, tenendo conto dei differenti contesti sociali e culturali che, nei vari periodi trascorsi, hanno accompagnato molte vicende di abuso, e ne hanno condizionato in parte i significati, si tratta di capire, per le differenti fasi storiche, il rapporto tra i risultati attesi, i metodi utilizzati, e l’effettivo esito degli interventi prodotti.

Anche i paradigmi concettuali utilizzati rispetto alla prevenzione, la cura e la riabilitazione hanno subito progressive ridefinizioni nel tempo, avvalendosi sia dei contributi degli studi epidemiologici che delle prime (e poche) osservazioni catamnestiche. Anche sotto questo profilo, si sente l’esigenza di pervenire ad una sintesi ordinata che fruisca dei diversi approcci epistemologici, in modo da consentire una efficace risposta di sistema pur nella diversità delle situazioni e dei contesti in cui si producono le varie espressione dei fenomeni di consumo, di abuso e dipendenza.

L’obiettivo principale del percorso è la ricostruzione storica di quanto avvenuto, con la finalità di riappropriarsi del significato di un percorso ormai quarantennale e valutare con il necessario distacco le politiche, le strategie, gli interventi, ma soprattutto le logiche che le hanno permeate nell’evoluzione del fenomeno dei contesti socioculturali e delle risposte istituzionali.

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