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I SINDACI SI RIPRENDANO LE CARCERI

In tutta Italia si stanno allargando gli scioperi dentro e fuori le carceri per una situazione insostenibile nella quale versano le persone detenute. Livio Ferrari, direttore del Centro Francescano di Ascolto e Garante delle persone private della libertà del Comune di Rovigo, aderisce a questa forma di protesta e propone una strada per uscire al più presto da questa empasse in cui è precipitato il mondo delle carceri.

 

A seguito dello sciopero in atto della popolazione detenuta, di Rovigo e del resto d’Italia, ritengo sia giusto dare la mia adesione, in quanto garante delle persone private della libertà di questo Comune. Da troppi anni vengono calpestati i diritti e la dignità di queste persone, relegati a vivere in luoghi e situazioni disumane; la mia solidarietà va anche agli operatori e agenti penitenziari che ne condividono, in qualche misura, il disastro. Tanti proclami e termini eclatanti da parte degli inquilini di via Arenula: “leggi svuota-carceri” “i tre pilastri del piano carceri” per nascondere il niente, con responsabilità precise e pesanti, per tutti i morti che si contano ogni giorno: dal 2000 ad oggi sono ben 1.821 le persone decedute nei penitenziari italiani e tra loro 651 si sono sicuramente suicidate, a cui sono da aggiungere i poliziotti morti e suicidi.
Nonostante le proteste messe in atto, le istanze sollevate, le proposte e le disponibilità di confronto e dialogo avanzate da più parti, il muro alzato è grande quanto quello delle ben note strutture. E’ ora che sia riconquistata questa terra di nessuno che sembra essere diventato da tanto tempo il carcere, attraverso l’azione dei sindaci delle città dove insistono questi luoghi, che sono parte del territorio e da chi ha responsabilità politica di questi territori. Gli istituti di reclusione devono essere monitorati, ispezionati e ripresi sotto un controllo che sembra altro, rispetto alle leggi che lo sovrintendono. Solo un confronto serrato tra l’amministrazione centrale e quelle dei comuni può ridare speranza ad una popolazione pesantemente segnata da ulteriori condanne non scritte in sentenza, come quella della salute e della vita stessa.
          
                Livio Ferrari

 
Lettera inviata ai giornali dai detenuti della Casa Circondariale di Rovigo

Egregio direttore,
le scriviamo per avere un riscontro dal suo giornale. Noi detenuti nella Casa Circondariale di Rovigo da lunedì 13 a venerdì 17 di questo mese di giugno attueremo uno sciopero totale della fame, per aderire allo sciopero che stanno conducendo altri detenuti nelle diverse strutture penitenziarie italiane, con la adesione e partecipazione di familiari, politici, volontari, garanti e altri, e in questa nostra azione siamo sostenuti anche da alcuni agenti della polizia penitenziaria.
Scioperiamo per lo stato in cui siamo ristretti, per il sovraffollamento che ci rende gli spazi a noi adibiti assolutamente insufficienti, in alcune carceri la popolazione detenuta è più del doppio della capacità, la polizia penitenziaria è sotto organico e sottoposta a turni estenuanti, cosa che si ripercuote anche su di noi, e perché venga rispettata la nostra dignità umana.
La ringraziamo per l’aiuto che vorrà prestare al nostro appello.

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