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LO STATO INACCETTABILE DELLE CARCERI

In un'intervista, al quotidiano on line “Rovigo Oggi”, Livio Ferrari fa il punto dopo le giornate di sciopero della fame messe in atto dai detenuti italiani, quale segnale pacifico di protesta per l'indifferenza del Governo nei confronti di una situazione di emergenza che oramai si protrae da oltre tre anni, e che ogni giorno è segnata da morti e suicidi.

 

Da "Rovigo Oggi" del 21 giugno 2011 (www.rovigooggi.it).

La situazione delle carceri italiane è inaccettabile, i detenuti rodigini sono esasperati dalla situazione che vivono quotidianamente; per questo hanno aderito allo sciopero della fame nazionale. Livio Ferrari (foto a lato), Garante dei detenuti, lancia un grido di allarme: ”Dobbiamo creare un coordinamento per la tutela dei detenuti; fino ad oggi è una fortuna che nessuno si sia suicidato come in altri penitenziari”.



Rovigo
- “E noi diciamo stop al cibo” ecco perché sono partite dal carcere rodigino le colazioni, i pranzi e le cene dei detenuti, che per 5 giorni hanno sospeso l’alimentazione nel tentativo di smuovere le acque in un “agghiacciante e immobile oceano”. Dal 13 al 17 giugno, come su tutto il territorio nazionale, anche 100 detenuti su 120 della casa circondariale di Rovigo hanno aderito alla protesta, nella speranza che la loro voce riesca prima o poi a travalicare le alte mura di via Verdi.

 

“La protesta nazionale costituisce una contestazione assolutamente pacifica e nasce dall’esasperazione, – dichiara Livio Ferrari, Garante dei detenuti – non è più tollerabile l’indifferenza che lo Stato e i Comuni dimostrano nei confronti del problema carceri. I detenuti per 20 ore al giorno stanno in celle che sono dei buchi nelle quali “soggiornano” tra le 5 e le 6 persone, senza avere la possibilità di protestare, perché per protestare ci deve essere qualcuno da infastidire, ma qui nessuno sembra raccogliere lo stimolo”. A quanto pare infatti il gesto dei detenuti, al quale ha aderito anche Livio Ferrari e alcuni agenti e operatori, sembra cadere in quell’inutile calderone di demagogie che a fine cottura cagliano in una serie di “sì vedremo, sì faremo” da parte dei direttori delle carceri e dei comuni.

“E che a Rovigo non ci è ancora scappato il morto – sottolinea Ferrari – a Padova si sono tolti la vita già tre detenuti quest’anno. E’ assolutamente necessario che i Comuni riprendano in mano le carceri e comincino a gestirle, non con lo spirito caritatevole di un perbenismo molto diffuso, ma con un’azione politica efficace e concreta creando una rete operativa di Comuni. Così facendo lo Stato non potrà continuare a stare in silenzio. E’ estremamente urgente intervenire a partire dalla questione sanitaria – prosegue Ferrari - da quando la gestione della salute all’interno della carceri è di competenza dell’Ulss e non più di pertinenza ministeriale – denuncia Ferrari - i detenuti, anche quelli nella casa circondariale rodigina, spesso non ricevono i medicinali di cui hanno necessità e le cure mediche adeguate che spettano loro di diritto”.

Allo stato attuale, dagli uffici del carcere rodigino non è giunto alcun commento in merito allo sciopero della fame dei detenuti, ma sarà presto fatto il punto della situazione a livello nazionale. E’ infatti previsto, per il 28 di giugno a Firenze, l’incontro nazionale dei Garanti dei diritti delle persone private della libertà personale, “per organizzare - conclude Ferrari - un efficace e funzionale coordinamento per i prossimi mesi”.

 

Camilla Ferrari                                                                  

 

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