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IL DIRITTO ALLA SALUTE E' ANCHE DI CHI E' SENZA CASA

Cure e assistenza sanitaria pubblica sono negate a coloro che perdono la residenza, il che corrisponde in molti casi alla perdita della casa. La denuncia arriva dall’organizzazione di volontari ‘Avvocati di strada’, che sottolinea come siano decine di migliaia gli italiani in questa situazione, tra senza fissa dimora e persone che per motivi economici o di altro genere perdono la residenza e spesso l’abitazione. Un’emergenza per fronteggiare la quale l’organizzazione presenterà un progetto di legge.

 

Il ministro della salute Renato Balduzzi giovedì 10 maggio ha visitato l’Istituto per i migranti e il contrasto alla povertà (Inmp) che ospita la sede romana dell’Associazione Avvocato di strada Onlus. Nel corso della visita Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione, ha richiamato l’attenzione sui problemi che devono affrontare le persone che perdendo la casa e la residenza anagrafica non hanno più la possibilità di curarsi. Una criticità che può essere superata solamente modificando la legge sul Sistema Sanitario Nazionale.
“Chi perde la residenza – ha sottolineato l’avvocato Antonio Mumolo – è cancellato dalla lista dell’anagrafe al Comune e in automatico perde il diritto all’assistenza del Sistema sanitario nazionale, potendo usufruire solo delle cure del Pronto soccorso. Un’emergenza in crescita, visto che solo nel 2011 sono state 2.360 le persone senza fissa dimora assistite da Avvocato di strada”. “Per questo, ha annunciato Mumolo, “presenteremo un progetto di legge che chiede che sia garantito il diritto alla salute per tutti, inclusi i senza fissa dimora. Nel progetto di legge, – ha spiegato Mumolo – chiederemo la modifica della legge sul Ssn, affinché venga eliminato il requisito del possesso della residenza per poter usufruire dell’assistenza sanitaria. Chiediamo inoltre – ha aggiunto – l’istituzione di un fondo regionale finalizzato al pagamento dei medici di base per l’assistenza alle persone che finiscono i strada e perdendo la residenza sono cancellate dall’anagrafe”. Dagli avvocati, infine, un appello al ministro della Salute, perché “si attivi” rispetto a tale emergenza.

 

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