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LIVIO FERRARI: L’ULTIMA RELAZIONE SUL CARCERE DI ROVIGO


Livio Ferrari, sino ad ottobre garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Rovigo, ha inviato al Sindaco, Giunta e Consiglieri la sua relazione per quanto operato nel 2013 nella Casa Circondariale di Rovigo, che è la quinta ed ultima.


 

 

“Oltre a tutti i problemi e i drammi che il carcere continua a produrre, che gli sono connaturati - evidenzia Ferrari nella sua relazione - quello che ho visto prevalere in questo periodo è il senso di rassegnazione che pervade le persone detenute, in molti è profonda la sensazione di sentirsi come dei “vuoti a perdere”, nonostante il continuo parlare del carcere sui mezzi di informazione, nonostante l’ipotesi dell’amnistia e dell’indulto, la carcerazione viene nella maggior parte dei casi vissuta come “lontananza” e perdita di appartenenza”.

“Tanti parlano di carcere senza conoscerlo veramente a fondo, nelle storture che determinano poi questo fallimento che è davanti agli occhi di tutti. Basta verificare il bilancio dell’Amministrazione Penitenziaria per rimanere senza parole davanti al fatto che per ciò che concerne la “rieducazione”, che dovrebbe essere l’arte portante che si rifà ancora una volta all’art. 27 della Costituzione, la spesa risulta davvero a livelli irrisori: nel “trattamento della personalità ed assistenza psicologica” vengono investiti ben 8 centesimi al giorno! Appena maggiore il costo sostenuto per le “attività scolastiche, culturali, ricreative, sportive”, pari a 11 centesimi al giorno per ogni detenuto”.

“C’è una grande irrazionalità nel sistema penitenziario, il problema, comunque, è che questa consapevolezza, cioè tutte le argomentazioni che fanno parte del bagaglio di informazioni vere e reali che sono bene a conoscenza degli addetti ai lavori, per una larga estensione di popolazione tutto ciò è un segreto. Se la gente veramente conoscesse lo stato di incuria e abbandono in cui versano le carceri, se sapesse come la prigione crea solamente una società più pericolosa producendo persone più pericolose. Se tutto questo fosse una conoscenza reale, un clima per smantellare il carcere necessariamente si creerebbe, poiché la gente, in contrasto con la prigione, è razionale in questo problema. Pertanto – conclude Ferrari - per riportare le persone alla legalità ed al rispetto delle regole è assolutamente necessario che anche le regole del sistema siano rispettose delle persone! E nel nostro caso i soggetti non sono solo i reclusi ma anche coloro che vi lavorano che, in un sistema come questo, pagano un prezzo alto di malesseri fisici e psichici“.

 

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